sabato 17 gennaio 2009

RAPPORTI DI COPPIA

UN ANELLO DA TIFFANY, Lauren Weisberger, Piemme

Adriana emise un lungo sospiro frustrato. "Prima di tutto ragazze, la "botta e via" è per la gente triste che si incontra nei casinò di Atlantic City e negli alberghi del Midwest. "Rimorchiare" è quello che fanno le universitarie ubriache alla festa di primavera. Le nostre sono "avventure". Favolose, sexy e spontanee. Chiaro? Secondo, credo che qui stiamo perdendo qualcosa di vista: non sono io quella che ho deciso che Emmy doveva farsi un'avventura in ogni città visitata. E' stata lei dirlo. Naturalmente, se non credi di farcela..." (...) "No, hai ragione" concesse Emmy. "E, stata una mia decisione, e lo farò. Mi farà bene, giusto? Mi toglierà a togliermi la fissa del matrimonio. A rilassarmi. E' solo che in teoria sembra fantastico, ma quando ti ritrovi a mezzanotte in un albergo strano davanti a una persona che conosci a malapena, e pensi che tra poco ti vedrà nuda anche se non sai nemmeno come si chiama di cognome...non lo so, è...diverso." "Se fatto con l'atteggiamento giusto può essere liberatorio" disse Adriana. "Oppure un disastro totale" aggiunse Leigh. "Sempre la solita ottimista, eh?" "Sentite, lo so che Emmy vuole fare questa cosa, e capisco perfettamente perchè. Insomma, se fossi stata solo con tre uomini in tutta la mia vita, e per di più in relazioni lunghe, vorrei un assggio di qualcosa di diverso. Ma è importante che lei sappia che questo genere di botta e via, pardon, di avventura... non è sempre così fantastico" disse Leigh. "Parla per te. Io sono sempre rimasta piuttosto soddisfatta" sorrise Adriana. Per lo più era vero: era stata con più uomini di quanti potesse mai contarne, ma si era divertita tutte e volte.

IL LIBRO

L'autrice è quella de "Il diavolo veste Prada" che non ho letto anche se ho visto il film. I dialoghi sono stile Sex and the City, di cui ho letto qualcosa sui giornali senza averne mai visto un episodio in tv. La domanda istintiva che viene leggendo questo libro è "esistono davvero donne così?" La seconda è "la Piemme, che pubblica libri davvero belli, perchè ha scelto questo tipo di libro? Solo per una ragione economica?" Ogni tanto leggo questi libri che appartengono a quella che viene chiamata "chicklit", che è una versione più spinta e più redditizia dei libri di Liala, che leggevano le nonne, o degli allegati di Confidenze (o era Intimità?), che io leggevo da ragazzina. Li leggo solo come passatempo e, a meno che non diventino film, mi dimentico di averli letti. Mentre li leggo mi aspetto sempre un finale diverso, qualcuno che improvvisamente diventi adulto o si converta sulla via di Damasco. Di solito finiscono con un innamoramento corrisposto, innamoramento stile fotoromanzo. Credo che donne così invecchino male: era più bello il volto di Madre Teresa o quello di Liz Taylor? Non riesco a riconoscermi in nessuno dei personaggi, è un mondo artificiale, dove non c'è spazio nè per una fatica, nè per un dolore, nè per una gioia duratura. E' la descrizione di una vita che non corrisponde ai desideri del cuore di nessuno. Soddisfa solo gli ormoni!!!

A TE
A te che sei l’unica al mondo
L’unica ragione per arrivare fino in fondo
Ad ogni mio respiro
Quando ti guardo
Dopo un giorno pieno di parole
Senza che tu mi dica niente
Tutto si fa chiaro
A te che mi hai trovato
All’ angolo coi pugni chiusi
Con le mie spalle contro il muro
Pronto a difendermi
Con gli occhi bassi
Stavo in fila
Con i disillusi
Tu mi hai raccolto come un gatto
E mi hai portato con te
A te io canto una canzone
Perché non ho altro
Niente di meglio da offrirti
Di tutto quello che ho
Prendi il mio tempo
E la magia
Che con un solo salto
Ci fa volare dentro all’aria
Come bollicine
A te che sei
Semplicemente sei
Sostanza dei giorni miei
Sostanza dei giorni miei
A te che sei il mio grande amore
Ed il mio amore grande
A te che hai preso la mia vita
E ne hai fatto molto di più
A te che hai dato senso al tempo
Senza misurarlo
A te che sei il mio amore grande
Ed il mio grande amore
A te che io
Ti ho visto piangere nella mia mano
Fragile che potevo ucciderti
Stringendoti un po’
E poi ti ho visto
Con la forza di un aeroplano
Prendere in mano la tua vita
E trascinarla in salvo
A te che mi hai insegnato i sogni
E l’arte dell’avventura
A te che credi nel coraggio
E anche nella paura
A te che sei la miglior cosa
Che mi sia successa
A te che cambi tutti i giorni
E resti sempre la stessa
A te che sei
Semplicemente sei
Sostanza dei giorni miei
Sostanza dei sogni miei
A te che sei
Essenzialmente sei
Sostanza dei sogni miei
Sostanza dei giorni miei
A te che non ti piaci mai
E sei una meraviglia
Le forze della natura si concentrano in te
Che sei una roccia sei una pianta sei un uragano
Sei l’orizzonte che mi accoglie quando mi allontano
A te che sei l’unica amica
Che io posso avere
L’unico amore che vorrei
Se io non ti avessi con me
a te che hai reso la mia vita bella da morire,
che riesci a render la fatica un immenso piacere,
a te che sei il mio grande amore ed il mio amore grande,
a te che hai preso la mia vita e ne hai fatto molto di più,
a te che hai dato senso al tempo senza misurarlo,
a te che sei il mio amore grande ed il mio grande amore,
a te che sei, semplicemente sei,
sostanza dei giorni miei, sostanza dei sogni miei…
Jovanotti

p.s. questa canzone corrisponde anche al cuore della mia mamma, a cui piace tantissimo!

LA BALLATA DELL'AMORE VERO

Io vorrei volerti bene come ti ama Dio
con la stessa passione, con la stessa forza
con la stessa fedeltà che non ho io.
Mentre l'amore mio
è piccolo come un bambino
solo senza la madre
sperduto in un giardino.
Io vorrei volerti bene come ti ama Dio
con la stessa tenerezza, con la stessa fede
con la stessa libertà che non ho io.
Mentre l'amore mio
è fragile come un fiore
ha sete della pioggia
muore se non c'è il sole.
Io ti voglio bene e ne ringrazio Dio
che mi dà la tenerezza, che mi dà la forza
che mi dà la libertà che non ho io.
Claudio Chieffo
p.s. ho portato la classe a vede la mostra di Magritte a Milano (spiegata molto bene dalle guide di Adartem) e c'era il quadro qui sopra, che fra l'altro non ha provocato nè risolini nè battute stupide tra i miei alunni. Magritte lo commentava dicendo che è molto bello trasformare una donna in cielo!

martedì 6 gennaio 2009

IL SISTEMA MIGLIORE: EST O OVEST?



TERRENO DI GIOCO, Thomas Sanders, Sonzogno.
"Ascolti, Herr Puhl, deve avere pazienza", proseguì lui in tono affabile. "E' possibile che venga rilasciato domani o dopodomani. Stiamo ancora controllando i dettagli." Poi, come se stessimo parlndo del tempo, domandò: "Che ne pensa della RDT?" "Stanotte due dei vostri scagnozzi mi hanno picchiato. Cosa crede che provi nei confronti della fottuta RDT?" "No, sul serio", insistette lui sorridendo mentr giocherellava con i polsini della camicia. "Mi piacerebbe sapere cosa ne pensa. Sa come funziona il nostro modello?" "Sì", risposi. "Credo di cominciare a capirlo. " Qualunque fossero i manuali che aveva studiato, aveva saltato la lettera "I" di "ironia". "Allora mi dica", riprese. "Mi dica qual è il sistema migliore. I giovani delle vostre cità si imbottiscono di eroina. Protestano contro le armi nucleari. Avete problemi di immigrazione. Le vostre strade sono invase dal crimine e perfino dal terrorismo. E c'è sempre la possibilità che domani vi ritroviate senza lavoro. Ci trova del buono in tutto questo? Certo che no. Andiamo, Puhl, parliamone. Voglio sapere. Sono interessato alle sue opinioni. Discutiamone."

Il libro
Semplicemente bello: l'ho letto in pochissimo tempo, anche grazie alla buona traduzione. E' l'autobiografia di un soldato tedesco (in carriera, non soldato semplice!) che, prima della caduta del muro, per attitudine personale viene scelto per delle imprese supersegrete e pericolose da effettuarsi nella Germania dell'Est, la vecchia DDR, che nella traduzione è chiamata RDT. E' una versione più umana di Jason Bourne. Il fatto che un membro dell'esercito sappia scrivere è sorprendente: le descrizioni dei fatti sono a 360 gradi, i dettagli ricordati con precisione senza rischiare di annoiare, i rapporti personali raccontati in profondità. Se esiste una letteratura maschile e una femminile, questa è sicuramente maschile. Il nostro uomo ha ucciso, è parte del so lavoro ma non si chiede niente della vita delle persone che ha dovuto eliminare. Istintivamente io mi chiedevo se erano sposati, avevano figli, che ne è stato dei familiari... ma la mia è una visione femminile della guerra. E' molto bello il legame di amicizia, anche qui molto maschile, fra i membri della squadra speciale e positiva la figura paterna del loro capo. Ci sono spunti interessanti come l'essere andati a Messa prima di un'azione, il rapporto tra lo scrittore e la moglie, con cui non può condividere le preoccupazioni per ragioni di segretezza e la reazione alla morte di un amico, a cui dedica il libro. Mi sono ritrovata nelle sensazioni da lui provate quando si trova a Berlino Est: i colori scompaiono, tutto è grigio, dagli edifici ai vestiti delle persone La stessa sensazione immediata che ho provato io la prima volta che sono stata in Polonia prima del 1989. E' un libro che consiglio a chi vuole risvegliarsi dalla noia di certe letture.

Dal sito dell' Opus Dei a proposito della recensione del libro di Giovanni Paolo II Memoria e identità, pubblicato dalla Rizzoli:

Nel volume il Papa risponde ai temi del Novecento, in particolare al “male eretto a sistema” nei regimi totalitari come il nazismo e il comunismo. Giovanni Paolo II ricorda e scrive: “Il Signore Dio ha concesso al nazismo dodici anni di esistenza e dopo dodici anni quel sistema è crollato. Se il comunismo è sopravvissuto più a lungo e se ha ancora dinanzi a sé, pensavo allora tra me, una prospettiva di ulteriore sviluppo, deve esserci un senso in tutto questo”. È in questo senso che il Papa si riferisce a “un male necessario”: “Ciò che veniva fatto di pensare era che quel male fosse in qualche modo necessario al mondo e all’uomo. Succede, infatti, che in certe concrete situazioni dell’esistenza umana il male si riveli in qualche misura utile, in quanto crea occasioni per il bene”.

giovedì 1 gennaio 2009

TRADIMENTO


MARTHA PEAKE, Patrick McGrath, Bompiani

Un bicchiere di vino. Harry Peake lasciò Drogo Hall con il denaro in tasca e la rabbia nel cuore. Aveva avuto i soldi, ma in cambio s'era venduto l'anima, aveva lasciato che lo trattassero come un animale, e non è forse l'anima a distinguere l'uomo dall'animale? Durante l'interminabile ora che aveva trascorso nell'aula di anatomia era stato una creatura priva di anima. Quegli uomini l'aveano acquistata ed egli aveva accettato i termini del contratto. Si sentiva insudiciato da quella transazione, mortificato; si sentiva una nullità mentre si allontanava da Drogo Hall, avviandosi per la palude di Lambeth, verso le guglie lontane della città. Con in bocca il sapore del vino e in tasca il denaro, finì presto in un'osteria, e al calar delle tenebre era già passato al gin. Il seguito si può facilmente immaginare.

Il libro


Non conosco l'autore, inglese che in patria vende bene ma il libro non mi ha entusiasmato. Ci sono tutte le premesse per una bella storia: ambiente stile Cime tempestose, una pseudo tragedia, un'eroina triste e bella, un clima storico affascinante (la rivoluzione americana). La storia non prende però quota, non c'è un personaggio di cui ci si possa innamorare o un fine da condividre appassionatamente. Forse manca proprio la passione, tutto resta sulla superficie e il cuore di chi legge non viene scosso. Il periodo storico non è poi così ben descritto. Per chi ha visto il film Il Patriota di Mel Gibson sa di cosa si parla. C'è un desiderio di giustizia e di libertà vere che nel libro mancano.

P.S. Mio marito è sinceramente rammaricato di ciò che ha voluto dire per la Gran Bretagna la nascita degli Stati Uniti. E' disponibile ad indire un referendum perchè la sua patria diventi il 51 Stato!!! Chi volesse sottoscriverlo con lui, lo contatti nel suo blog!


Il monologo di Giuda

Non fu per i trenta denari,

ma per la speranza che


lui quel giorno, aveva suscitato in me.


Io ero un uomo tranquillo,

vivevo bene del mio,


rendevo anche gli onori alla casa di Dio.

Ma un giorno venne quest'uomo,


parlò di pace e d'amore,


diceva ch'era il Messia, il mio Salvatore.


Per terre arate dal sole,

per strade d'ogni paese,

ci soffocava la folla con le mani tese.

Ma poi passavano i giorni

e il regno suo non veniva,

gli avevo dato ormai tutto e Lui mi tradiva.

Divenne il cuore di pietra

e gli occhi scaltri a fuggire;

m'aveva dato l'angoscia e doveva morire.

Appeso all'albero un corpo, che non è certo più il mio,

ora lo vedo negli occhi: è il figlio di Dio.


Claudio Chieffo

venerdì 12 dicembre 2008

FEMMINISMO E RIVOLUZIONE

L'IMPORTANZA DI NON CAPIRE TUTTO, Grace Paley, Einaudi

Una delle cose di cui volevo parlare è il momento in cui, nella giovinezza, di ciascuno di noi o addirittura nell'infanzia, si sviluppa una specie di fedeltà, oppure si viene talmente colpiti da un avvenimento che si cambia per sempre. Penso a questo tutte le volte che si parla dell'Olocausto, a cosa significhi per tutti noi

Mio commento:
Non è quello a cui penso io, io penso a un avvenimento che mi permetta di essere "forever young"!

IL LIBRO

E' una raccolta di articoli o interventi pubblici che questa donna, probabilmente famosa negli Usa, ha rilasciato nella sua lunga vita (1922/2007). Di famiglia ebraica, emigrata dalla Russia è stata protagonista della storia americana: ha protestato per i diritti dei neri, delle donne, contro le varie guerre (Vietnam, Golfo...) e sicuramente ha avuto una vita piena ed attiva.
Io ho avuto la fortuna di non conoscere discriminazioni per il mio sesso: alle superiori eravamo tutte ragazze, a scuola siamo per la stragrande maggioranza donne, in famiglia non avevo fratelli maschi e mio marito è inglese, per cui non ho problemi nemmeno a casa. Contro le guerre mi sono mossa anch'io ma mai per partito preso (non sono pacifista). Rispetto l'esperienza di chi viene definito "attivista".
Un aspetto però della vita di questa donna non comprendo e non credo sia stato raccontato con verità: la sua esperienza di aborto. Questo non le ha mai creato nessun problema di coscienza, proprio lei che si è mossa per salvare il mondo, che si è permessa di giudicare negativamente l'adozione dei bambini vietnamiti nel suo paese (dice che prima uccidevano le loro famiglie e poi li rapivano dal loro paese e dalla loro cultura), proprio lei non è stata capace di accogliere un figlio che arrivava in un momento un po' troppo pieno della sua vita, proprio lei non se ne è mai pentita. Io lo credo poco credibile.

Belli sono invece i consigli che dà ai suoi studenti nei corsi che tiene di scrittura creativa. Qui sotto il secondo dei quindici presi dai suoi appunti sull'insegnamento:

Quest'anno voglio raccontare storie. Chiedo a mio padre, ora che è vecchio e non ha più così tante cose da fare, di raccontarmi delle storie, così imparo come si fa. Cerco di ricordare le storie di mia nonna, le facce dei suoi figli morti. Un primo compito per quest'anno: raccontare una storia alla classe, qualcosa che vostra nonna vi ha raccontato, della vita di qualcuno che ha preceduto la vostra. Questo ci ricorderà del linguaggio di casa nostra. Un'altra storia: al pranzo di Natale o di Pesaq cercate di strappare una storia alle persone più anziane, una storia che gli è stata raccontata dalla persona più vecchia che ricordano. Questo ci ricorderà della nostra storia personale. Inoltre, perchè c'è sempre meno tempo e l'età avanza, nè vostro padre nè vostra nonna si disturberà a raccontarvi storie poco importanti.
Mio commento:
Ora la mia nonna non c'è più ma io ho sempre adorato le sue storie sulla sua infanzia e sui miei lontatni antenati

domenica 30 novembre 2008

LA GRANDE GUERRA

A LONG LONG WAY, Sebastian Barry, Instar Libri

Tim Weekes si rivelò un gran lettore. In genere circolava il giornale del reggimento che passava di mano in mano, o qualche romanzo comprato nelle stazioni, polizieschi da due soldi e storie del selvaggio West. Il Far West d'America naturalmente... che certo non poteva esere più selvaggio del posto in cui si trovavano.
Ora invece nel plotone stretto nella morsa dell'inverno cominciò a circolare Dostoevskij. L'Idiota e Foglie D'Erba di Walt Whitman, che incontrò un grande successo (...). Ma il libro da cui nessuno voleva staccarsi era quello di Dostoevkij.
Non parlava di loro, parlava dei maledetti russi, ma in un certo senso parlava di loro. Divoravano quel libro come fosse carne o zucchero. Dostoevskij li aveva conquistati.
Anche Willie Dunne lo apprezzava; e cominciò a godersi un paio d'ore in disparte in qualche comoda nicchia. Riusciva a tuffarsi in quella Russia allo sfascio. Pensava che gli sarebbe piaciuto conoscere alcuni dei veri russi che combattevano contro i tedeschi sul fronte orientale.
Dalle desrizioni sembravano grandi il doppio degli irlandesi, o almeno questa era la sua impressione, uomini massicci e filosofici. Non sapeva se ammirare L'Idiota o no.
Non sapeva se l'Idiota fosse un idiota o un santo o entrambe le cose.

IL LIBRO
E' un romanzo sugli Irlandesi che combatterono la prima guerra mondiale. Le ragioni che spinge i giovani di questo popolo ad arruolarsi sono diverse: fedeltà al Re, promessa di indipendenza per il loro Paese, incoscienza... Per quelli che sopravvivono negli anni della guerra sarà però sempre più difficile. In patria regna la confusione, la guerra civile e nell'esercito la loro identità è messa in crisi, gli stessi ufficiali si fideranno di loro sempre di meno. E in questa guerra assurda, in queste battaglie perse anche quando vinte il sangue dei ragazzini bagna l'Europa. E' sicuramente un bel libro, commuove ma nel senso buono, non si arriva mai nè al sentimentalismo nè ad una visione ideologica dei fatti. Alcune scene diventano parte della propria memoria: l'incontro di boxe (nonostante sia uno sport che evito e ignoro, è raccontato magistralmente), i soldati in fila per la confessione prima dell'attacco, il caos delle strade di Dublino, il canto dell'Ave Maria. Ricorda un po' Il Cavallo Rosso di Corti (uno dei mie libri preferiti) anche se non raggiunge le stesse profondità.

Dall'Autobiografia di Chesterton, che partecipò alla guerra:
"L'esistenza è ancora per me una cosa strana, e come ad uno straniero le diedi il benvenuto" (1936)

VANITA'
D'improvviso
è alto
sulle macerie
il limpido
stupore
dell'immensità

L'uomo
s'è curvato
sull'acqua
sorpresa
dal sole
e si rinviene
un'ombra
cullata
e piano franta
in riflessi insenati
tremanti
di cielo

Giuseppe Ungaretti
Vallone il 19 agosto 1917

martedì 18 novembre 2008

VOCAZIONE

I MARMOCCHI DI AGNES, Brendan O' Carroll, Neri Pozza Editore
David si era sempre sentito un po' più vicino a Dio che agli amici. il passaggio al collegio di San Patrizio gli aveva fatto conoscere i Fratelli di San Patrizio, uomini votati al celibato che avevano dedicato la loro vita a Dio e all'educazione dei giovani. La cosa aveva avuto un profondo impatto su David e, dopo il solo primo anno di collegio, aveva annunciato in segreto a padre Francis, il suo insegnante di religione, che gli era parso di avere la vocazione. Padre Francis era stato molto calmo e comprensivo col ragazzo - le vocazioni genuine da parte degli allievi dei collegi di San Patrizio in tutta Irlanda non erano rare, come non lo erano le false o presunte vocazioni. Padre Francis aveva detto a David che era molto giovane per prendere una decisione così importante, che avrebbe dovuto rifletterci bene e pregare dio affinchè le guidasse. Nel frattempo avrebbe dovuto vivere quanto poteva la vita di un ragazzo normale e, come aveva detto padre Francis, "mettere alla prova la sua vocazione".
IL LIBRO

Classico humour irlandese (anche se devo ammettere avrebbe potuto essere meglio, ma forse la colpa è del traduttore). E' il seguito del film di qualche anno fa, dove Agnes Browne era una magnifica Anjelica Houston. Suscita un'istintiva simpatia per le famiglie irlandesi: nello stesso isolato sei famiglie quarantasei figli, tra cui cinque Patrick, cinque Dermot, quattro Cathy, quattro Rory, tre Willy e tre Jimmy. E chissà quanti capelli rossi (ginger head come diceva mio suocero)! Mia cognata dice che in Inghilterra le famiglie cattoliche della sua gioventù si riconoscevano dallo spropositato numero di figli. E' rimasta un po' delusa quando ha saputo che in Italia la crescita della popolazione è zero. Le abbiamo distrutto lo stereotipo!!

LA MIA VITA E' CAMBIATA DA QUANDO HO DECISO DI DONARLA
Di Pierluigi Banna (Avvenire, 19.11.2008)

Da quando sono entrato in Seminario (meno di due mesi fa), non passa giorno in cui non mi ritrovi a chiedermi: ma io cosa ci faccio qui? Spero che questa domanda non abbandoni mai il mio cammino, perché mi costringe a ricordarmi della mia storia, di come Cristo ha conquistato la mia vita , fino a condurmi qui in Seminario. Sono nato 24 anni fa a Catania; in seguito, mi sono trasferito a Milano per studiare Lettere classiche alla Statale, dove mi sono laureato lo scorso luglio. La mia vita è cambiata 10 anni fa, quando ho visto con i miei occhi che Cristo non era solo il più grande uomo del passato, la fede nel quale avevo acquisito per tradizione familiare, ma è una Presenza viva che ancora oggi può cambiare la vita dell’uomo e far sperimentare il 'centuplo quaggiù'. Ho potuto constatare con commozione la presenza di Cristo all’opera nei volti di tanti uomini la cui vita era realmente più intensa, più seria, più appassionata a tutto: desideri, domande, rapporti, politica. Quando sei raggiunto da uno sguardo così appassionato all’uomo – cioè proprio a te – perché appassionato a Cristo, non te lo dimentichi più, è un punto di non ritorno nella tua storia. Da quel momento in poi, puoi essere nella bufera, ma non puoi negare che la realtà, la vita tutta, comunque vadano le cose, è per te, perché c’è Uno che te la da; e che tu, con tutti i tuoi infiniti errori, non sei sbagliato, perché c’è Uno che ti ha amato con una tale tenerezza da dirti: «Persino i capelli del tuo capo sono tutti contati». Passa il tempo, arriva l’università, i volti e le situazioni cambiano, ma permane l’accento inconfondibile di quello sguardo, sempre lo stesso. Il vorticoso ritmo della vita universitaria milanese è così stato lo scenario di un dialogo serrato tra il mio io e il Mistero fatto carne dentro le circostanze di tutti i giorni per sei anni, senza tregua, dalle 8 del mattino a Messa, a mezzanotte prima di andare a letto in appartamento. Le amicizie dentro la comunità di Comunione e Liberazione della mia università, lo studio, l’interesse per la vita universitaria, la bellezza della preghiera, del canto, dei momenti di vita comune e, soprattutto, la bellezza di certi amici, la cui vita è stata sensibilmente trasformata dall’incontro di Cristo, mi sorprendevano; e con lo stupore cresceva l’affezione a Cristo. È sorto così – come un’embrionale intuizione – il desiderio di dare tutta la mia vita facendo il prete. Quell’intuizione non era un prodotto del mio pensiero: l’ho potuto constatare perché ogni volta che la prendevo seriamente in considerazione mi faceva innamorare del presente, e perciò di Cristo, non mi faceva distrarre dalla vita in inutili preoccupazioni di un ipotetico futuro col 'colletto'. Non potrò dimenticare, ad esempio, l’intensità dell’ultimo periodo dell’università, mentre scrivevo la tesi di laurea: più cercavo di far bene la tesi, più cresceva il desiderio di entrare in Seminario e viceversa. Adesso sono passati meno di due mesi dal mio ingresso in Seminario. Tutto quel che è iniziato in questi primi 24 anni, incomincia già ad approfondirsi e a prendere forma. Ogni giorno, la liturgia delle ore, la meditazione, il rapporto con i compagni, lo studio, costituiscono continuamente un richiamo a Gesù che dall’altra parte della riva attende con pazienza che io mi ridesti dal torpore dei miei pensieri, e come Giovanni dalla barca esclamando lo riconosca: «È il Signore!». * Seminario arcivescovile di Milano Il corso di laurea in Lettere classiche, la vita movimentata di Milano, gli impegni, gli amici. Poi lo sguardo di Pierluigi si spinge «oltre»

sabato 8 novembre 2008

FALSI MITI


LA FIGLIA OSCURA, Elena Ferrante, Edizioni e/o

I due salirono, erano inglesi, lui un tipo brizzolato, sui quaranta, lei sicuramente meno di trenta. All'inizio fui ostile, taciturna, mi si complicava il viaggio, avrei dovuto faticare ancor di più per tener buone le bambine. Parlò soprattutto mio marito, gli piaceva stabilire relazioni, soprattutto con stranieri. Era cordiale, faceva domande senza badare alle convenzioni. Venne fuori che i due avevano bruscamente il loro lavoro (non ricordo cosa facessero) e, col lavoro, le famiglieç un giovane marito lei, moglie e tre figli piccoli lui. Viaggiavano da qualche mese per l'Europa con pochissimi soldi. L'uomo disse serioso: l'importante è stare insieme. Lei approvò, e a un certo punto mi si rivolse con parole di questo tenore: siamo obbligati a fare tante cose sceme fin da piccoli pensando che siano essenziali; quello che ci è successo è l'unica cosa sensata che mi sia capitata da quando sono nata.

IL LIBRO

Non avevo letto nessuno dei suoi libri, di questo mi attirava il titolo. Anche se è un commento un po' infantile, lo devo dire, scrive davvero molto bene, riesce a sostenere anche le parti dove in realtà non succede niente. E' una storia al femminile, dove però non credo molte donne si identificherebbero con il personaggio: uno spirito ribelle che non trova una vera alternativa a tutto ciò che sente come stretto.

Cesare Pavese, Maternità

Questo è un uomo che ha fatto tre figli: un gran corpo
poderoso, che basta a se stesso; a vederlo passare
uno pensa che i figli han la stessa statura.
Dalle membra del padre (la donna non conta)
debbon esser usciti, già fatti, tre giovani
come lui. Ma comunque sia il corpo dei tre,
alle membra del padre non manca una briciola
né uno scatto: si sono staccati da lui
camminandogli accanto.

La donna c'è stata,una donna di solido corpo, che ha sparso
su ogni figlio del sangue e sul terzo c'è morta.
Pare strano ai tre giovani vivere senza la donna
che nessuno conosce e li ha fatti, ciascuno, a fatica
annientandosi in loro. La donna era giovane
e rideva e parlava, ma è un gioco rischioso
prender parte alla vita. È così che la donna
c'è restata in silenzio, fissando stravolta il suo uomo.
I tre figli hanno un modo di alzare le spalle
che quell'uomo conosce. Nessuno di loro
sa di avere negli occhi e nel corpo una vita
che a suo tempo era piena e saziava quell'uomo.
Ma, a vedere piegarsi un suo giovane all'orlo del fiume
e tuffarsi, quell'uomo non ritrova più il guizzo
delle membra di lei dentro l'acqua, e la gioia
dei due corpi sommersi. Non ritrova più i figli
se li guarda per strada e confronta con sè.
Quanto tempo è che ha fatto dei figli?
I tre giovani vanno invece spavaldi
e qualcuno per sbaglio
s'è già fatto un figliolo, senza farsi la donna.