mercoledì 26 maggio 2010

L'ORDINE DELLE COSE


CONTRO L'ORA DI MATEMATICA, Paul Lockhart, Rizzoli

Tutto quell'agitarsi e disquisire su quali "argomenti" si dovrebbero insegnare e in quale ordine, o sull'uso di questa notazione piuttosto che di quella, o su quale marca o modello di calcolatrice adottare, è come voler sistemare ossessivamente le sedie a sdraio sul ponte del Titanic! La matematica è la musica della ragione. Fare matematica significa impegnarsi in un atto di scoperta e ipotesi, di intuizione e ispirazione; significa essere in uno stato di confusione, non perchè non ci trovate alcun senso, ma perchè le avete dato un senso e non capite ancora a cosa serve la vostra creazione; significa avere un'idea; provare la frustrazione di un artista; sentirsi sopraffatti e sgomenti di fronte a una bellezza quasi dolorosa; significa sentirsi vivi, maledizione! Togliete questo alla matematica e potrete fare tutte le conferenze che volete; non cambierà nulla. Intervenite pure come volete, cari dottori: il vostro paziente è già morto.

IL LIBRO
Altro suggerimento di Palmy: un elogio alla matematica come forma d'arte racchiuso in poche pagine da parte di un professore innamorato della materia ma contrario a come essa viene insegnata nelle scuole. Io non insegno matematica, l'ho fatto per un po' ma, potendo scegliere, ho preferito l'area linguistica. La tesi del libro affascina ed è vero che alcuni aspetti della matematica sono entusiasmanti: i tentativi ed errori che sembrano inconcludenti, la scoperta di una soluzione, l'aiuto di chi ha il pallino e ti fa capire quello che sembrava puro arabo... Sicuramente c'è bisogno di una rivoluzione nel suo insegnamento, troppi studenti si mettono in testa di non essere portati o di non capirci niente. Ma nella scuola di rivoluzioni ne servono parecchie. Dell'autore si sa poco o niente ma è facile immaginarlo con un'aria da topo di biblioteca, poco esperto di attività pratiche, un look da creatore di Facebook.

P.S. Sono stata ad un presidio sindacale contro i tagli di personale nelle scuole, mi sono vergognata. Organizzato da cani, tanto urlare, fischiare, sbandierare e non una briciola di proposta. Ma qualcuno si fida ancora dei sindacati nella scuola?

Dal Regina Coeli di domenica 16 maggio

E’ da tanto che voglio scrivere: osservate più spesso le stelle. Quando avrete un peso nell’animo, guardate le stelle o l’azzurro del cielo. Quando vi sentirete tristi, quando vi offenderanno, quando qualcosa non vi riuscirà, quando la tempesta si scatenerà nel vostro animo, uscite all’aria aperta e intrattenetevi da soli col cielo. Allora la vostra anima troverà la quiete.
Pavel Florenskij, da Non dimenticatemi

domenica 23 maggio 2010

Jerusalem - Hymn by William Blake & Charles Hastings Parry

APPARTENENZA

IL MURO INVISIBILE, Harry Bernstein, Piemme.

Rimanemmo un po' sconcertati, visto che eravamo già in piedi, e quelli fra noi che rano nella clase dei "primini" esitarono, fino a che udimmo un frusciare che attraversò la grande stanza. Tutti gli alunni salivano in piedi sulle corte panche usate per sedersi ai banchi. Seguimmo a ruota e in quel momento, quando tutti fummo in piena vista, la mestizia dei poveri del Lancashire si rivelò per intero nelle file di corpi magri, emaciati, dei volti smunti e malnutriti, dei vestiti stracciati, i piedi nudi e sporchi, le ferite e le croste su gambe e ginocchia. Di fronte a questo spettacolo desolante, l'appellativo di Scuola Stracciona, che veniva spesso affibbiato alla St. Peter, era del tutto calzante e non poteva stupire nessuno.
"Ora reciteremo il Padre Nostro" disse il preside. Gli scolari non avevano bisogno del libro delle preghiere. Conoscevano le parole a memoria, e così avrei fatto anch'io in seguito, sebbene ai ragazzi ebrei non fosse richiesto di recitare queste preghiere e fossero autorizzati a rimanere silenziosi con la testa china, come per dare meno nell'occhio.
Padre nostro che sei nei cieli,
sia santificato il tuo Nome...
Come mi è rimasta fissa in mente quella preghiera e alcuni inni che seguivano, con il preside e tutti gli altri insegnanti che vi prendevano parte: il preside che batteva il tempo con la sua sferza e la signorina Penn che strimpellava al piano...

IL LIBRO
Bellissima storia autobiografica di questo vecchietto di cui avevo già letto il secondo libro. Questo è il primo che descrive la sua vita: dalla nascita, 1910, vicino a Manchester, dove la maggior parte delle persone lavora nelle industrie tessili e appartiene ad una società operaia che in Europa sta scomparendo, all'emigrazione in America, prima della seconda guerra mondiale. La sua famiglia è ebrea, molto povera, una famiglia che oggi sarebbe seguita dai servizi sociali e, molto probabilmente, avrebbe i propri figli in affido per incapacità educative. Alcune parti sono commoventi e, nonostante sia passato quasi un secolo, riflettono le stesse problematiche della nostra società: intolleranza, discriminazioni, pregiudizi... Il brano citato qui sopra descrive la prima "assembly", cioè il momento prima dell'inizio delle lezioni in cui nelle scuole inglesi tuttora ci si ritrova prima di recarsi nelle aule per l'inizio delle regolari attività, a cui harry partecipa nella sua vita. Mio marito mi dice che è nell' "assembly" che si crea l'unità tra gli alunni e si sviluppa l'idea di appartenenza. Anche l'amor patrio, che noi non abbiamo tranne nei mondiali di calcio, nasce proprio lì. E tutto attraverso il canto di inni (e chi è stato ad una messa in Inghilterra sa che gli inglesi cantano coralmente molto bene) tramandati di anno in anno. Il mio preferito è Jerusalem, che riporto qui sotto, che avevo sentito per la prima volta nel film "Momenti di gloria" e che è davvero qualcosa dell'altro mondo. E' stato scritto da William Blake ed è un po' come se i nostri studenti, prima di iniziare la lezione, cantassero Dante alle otto del mattino. Comlimenti, comunque, alla Piemme per i testi che sceglie da pubblicare.

Jerusalem
And did those feet in ancient time
Walk upon England's mountains green?
And was the holy Lamb of God
On England's pleasant pastures seen?

And did the Countenance Divine
Shine forth upon our clouded hills?
And was Jerusalem builded here
Among these dark Satanic Mills?

Bring me my bow of burning gold!
Bring me my arrows of desire!
Bring me my spear! O clouds, unfold!
Bring me my chariot of fire!

I will not cease from mental fight,
Nor shall my sword sleep in my hand,
Till we have built Jerusalem
In England's green and pleasant land.

martedì 11 maggio 2010

CAMBIAMENTO


STRANE CREATURE, Tracy Chevalier, Neri Pozza editore.
E' da quando sono nata che vado cercando i ninnoli, come li chiamiamo noi. Pa' mi ha insegnato i posti nuovi e i loro nomi: vertebrelle, unghie del diavolo, serpi di santa Ilda, bezoari, folgori, gigli di mare. Ma ho imparato da me a trovarli. Anche se vai a caccia insieme a qualcun altro non puoi guardare con i suoi occhi. Devi per forza usare i tuoi.
Due persone guardano la stessa roccia e vedono cose diverse: per te è solo un grumo di pietra e per me un riccio di mare. Le prime volte che uscivo in spiaggia con pa', lui trovava vertebrelle anche dove io avevo già guardato. "Eccola" diceva e ne raccoglieva una ai miei piedi. Poi rideva di me. "Apri gli occhi, figliola!" mi canzonava. Non ci rimanevo male però, perchè lui era mio padre ed era giusto se ne trovava di più; non potevo essere più brava di lui.
E' come cercare un quadrifoglio: è inutile star lì a fissare le cose, devi saper vedere le differenze. Se guardo un campo di trifoglio, io vedo: 3, 3, 3, 3, 4, 3, 3. Le quattro foglioline mi saltano all'occhio. Per i ninnoli è lo stesso. Vado in giro per la spiaggia e lascio che i miei occhi vadano in giro, senza pensare, e all'improvviso salta fuori qualcosa: la curva di un'ammo, la grana di un osso contro la pietra liscia. Un disegno lo noti sempre in mezzo al guazzabuglio.

IL LIBRO
Grazie a Palmy che lo ha suggerito. E' una bella storia, dalla trama originale. Ci si proietta nel passato e si immagina di essere lì, in una fredda spiaggia inglese, alla ricerca dei fossili. E' l'unica ragione di vita di due donne di diversa estrazione sociale, in un'epoca in cui l'Inghilterra era divisa in caste da cui era impossibile evadere. Solo in Jane Austen o nelle sorelle Bronte le zitelle, senza dote, vivevano un lieto fine. Il libro è ispirato a personaggi reali e, per quanto riguarda le mie conoscenze, ricostruisce perfettamente il periodo storico, quello in cui nascono i dubbi dell'esistenza di una preistoria, di una vita precedente la comparsa dell'uomo. C'è solo una critica da parte mia. come lettrice: i personaggi non sono approfonditi come nei capolavori editoriali, forse perchè non si è voluto scrivere un libro troppo voluminoso. E' il primo libro che leggo della Chevalier e ,devo ammettere, che merita veramente.

SE
(lettera al figlio)

Se riesci a conservare il controllo quando tutti
Intorno a te lo perdono e te ne fanno una colpa;
Se riesci ad aver fiducia in te quando tutti
Ne dubitano, ma anche a tener conto del dubbio;
Se riesci ad aspettare e non stancarti di aspettare,
O se mentono a tuo riguardo, a non ricambiare in menzogne,
O se ti odiano, a non lasciarti prendere dall'odio,
E tuttavia a non sembrare troppo buono e a non parlare troppo saggio;
Se riesci a sognare e a non fare del sogno il tuo padrone;
Se riesci a pensare e a non fare del pensiero il tuo scopo;
Se riesci a far fronte al Trionfo e alla Rovina
E trattare allo stesso modo quei due impostori;
Se riesci a sopportare di udire la verità che hai detto
Distorta da furfanti per ingannare gli sciocchi
O a contemplare le cose cui hai dedicato la vita, infrante,
E piegarti a ricostruirle con strumenti logori;
Se riesci a fare un mucchio di tutte le tue vincite
E rischiarle in un colpo solo a testa e croce,
E perdere e ricominciare di nuovo dal principio
E non dire una parola sulla perdita;
Se riesci a costringere cuore, tendini e nervi
A servire al tuo scopo quando sono da tempo sfiniti,
E a tener duro quando in te non resta altro
Tranne la Volontà che dice loro: "Tieni duro!".
Se riesci a parlare con la folla e a conservare la tua virtù,
E a camminare con i Re senza perdere il contatto con la gente,
Se non riesce a ferirti il nemico né l'amico più caro,
Se tutti contano per te, ma nessuno troppo;
Se riesci a occupare il minuto inesorabile
Dando valore a ogni minuto che passa,
Tua è la Terra e tutto ciò che è in essa,
E - quel che è di più - sei un Uomo, figlio mio!
Rudyard Kipling