martedì 18 novembre 2008

VOCAZIONE

I MARMOCCHI DI AGNES, Brendan O' Carroll, Neri Pozza Editore
David si era sempre sentito un po' più vicino a Dio che agli amici. il passaggio al collegio di San Patrizio gli aveva fatto conoscere i Fratelli di San Patrizio, uomini votati al celibato che avevano dedicato la loro vita a Dio e all'educazione dei giovani. La cosa aveva avuto un profondo impatto su David e, dopo il solo primo anno di collegio, aveva annunciato in segreto a padre Francis, il suo insegnante di religione, che gli era parso di avere la vocazione. Padre Francis era stato molto calmo e comprensivo col ragazzo - le vocazioni genuine da parte degli allievi dei collegi di San Patrizio in tutta Irlanda non erano rare, come non lo erano le false o presunte vocazioni. Padre Francis aveva detto a David che era molto giovane per prendere una decisione così importante, che avrebbe dovuto rifletterci bene e pregare dio affinchè le guidasse. Nel frattempo avrebbe dovuto vivere quanto poteva la vita di un ragazzo normale e, come aveva detto padre Francis, "mettere alla prova la sua vocazione".
IL LIBRO

Classico humour irlandese (anche se devo ammettere avrebbe potuto essere meglio, ma forse la colpa è del traduttore). E' il seguito del film di qualche anno fa, dove Agnes Browne era una magnifica Anjelica Houston. Suscita un'istintiva simpatia per le famiglie irlandesi: nello stesso isolato sei famiglie quarantasei figli, tra cui cinque Patrick, cinque Dermot, quattro Cathy, quattro Rory, tre Willy e tre Jimmy. E chissà quanti capelli rossi (ginger head come diceva mio suocero)! Mia cognata dice che in Inghilterra le famiglie cattoliche della sua gioventù si riconoscevano dallo spropositato numero di figli. E' rimasta un po' delusa quando ha saputo che in Italia la crescita della popolazione è zero. Le abbiamo distrutto lo stereotipo!!

LA MIA VITA E' CAMBIATA DA QUANDO HO DECISO DI DONARLA
Di Pierluigi Banna (Avvenire, 19.11.2008)

Da quando sono entrato in Seminario (meno di due mesi fa), non passa giorno in cui non mi ritrovi a chiedermi: ma io cosa ci faccio qui? Spero che questa domanda non abbandoni mai il mio cammino, perché mi costringe a ricordarmi della mia storia, di come Cristo ha conquistato la mia vita , fino a condurmi qui in Seminario. Sono nato 24 anni fa a Catania; in seguito, mi sono trasferito a Milano per studiare Lettere classiche alla Statale, dove mi sono laureato lo scorso luglio. La mia vita è cambiata 10 anni fa, quando ho visto con i miei occhi che Cristo non era solo il più grande uomo del passato, la fede nel quale avevo acquisito per tradizione familiare, ma è una Presenza viva che ancora oggi può cambiare la vita dell’uomo e far sperimentare il 'centuplo quaggiù'. Ho potuto constatare con commozione la presenza di Cristo all’opera nei volti di tanti uomini la cui vita era realmente più intensa, più seria, più appassionata a tutto: desideri, domande, rapporti, politica. Quando sei raggiunto da uno sguardo così appassionato all’uomo – cioè proprio a te – perché appassionato a Cristo, non te lo dimentichi più, è un punto di non ritorno nella tua storia. Da quel momento in poi, puoi essere nella bufera, ma non puoi negare che la realtà, la vita tutta, comunque vadano le cose, è per te, perché c’è Uno che te la da; e che tu, con tutti i tuoi infiniti errori, non sei sbagliato, perché c’è Uno che ti ha amato con una tale tenerezza da dirti: «Persino i capelli del tuo capo sono tutti contati». Passa il tempo, arriva l’università, i volti e le situazioni cambiano, ma permane l’accento inconfondibile di quello sguardo, sempre lo stesso. Il vorticoso ritmo della vita universitaria milanese è così stato lo scenario di un dialogo serrato tra il mio io e il Mistero fatto carne dentro le circostanze di tutti i giorni per sei anni, senza tregua, dalle 8 del mattino a Messa, a mezzanotte prima di andare a letto in appartamento. Le amicizie dentro la comunità di Comunione e Liberazione della mia università, lo studio, l’interesse per la vita universitaria, la bellezza della preghiera, del canto, dei momenti di vita comune e, soprattutto, la bellezza di certi amici, la cui vita è stata sensibilmente trasformata dall’incontro di Cristo, mi sorprendevano; e con lo stupore cresceva l’affezione a Cristo. È sorto così – come un’embrionale intuizione – il desiderio di dare tutta la mia vita facendo il prete. Quell’intuizione non era un prodotto del mio pensiero: l’ho potuto constatare perché ogni volta che la prendevo seriamente in considerazione mi faceva innamorare del presente, e perciò di Cristo, non mi faceva distrarre dalla vita in inutili preoccupazioni di un ipotetico futuro col 'colletto'. Non potrò dimenticare, ad esempio, l’intensità dell’ultimo periodo dell’università, mentre scrivevo la tesi di laurea: più cercavo di far bene la tesi, più cresceva il desiderio di entrare in Seminario e viceversa. Adesso sono passati meno di due mesi dal mio ingresso in Seminario. Tutto quel che è iniziato in questi primi 24 anni, incomincia già ad approfondirsi e a prendere forma. Ogni giorno, la liturgia delle ore, la meditazione, il rapporto con i compagni, lo studio, costituiscono continuamente un richiamo a Gesù che dall’altra parte della riva attende con pazienza che io mi ridesti dal torpore dei miei pensieri, e come Giovanni dalla barca esclamando lo riconosca: «È il Signore!». * Seminario arcivescovile di Milano Il corso di laurea in Lettere classiche, la vita movimentata di Milano, gli impegni, gli amici. Poi lo sguardo di Pierluigi si spinge «oltre»

1 commento:

merins ha detto...

sai che pierluigi l'ho visto nascere e crescere?
sono amica dei suoi genitori ...