domenica 30 novembre 2008

LA GRANDE GUERRA

A LONG LONG WAY, Sebastian Barry, Instar Libri

Tim Weekes si rivelò un gran lettore. In genere circolava il giornale del reggimento che passava di mano in mano, o qualche romanzo comprato nelle stazioni, polizieschi da due soldi e storie del selvaggio West. Il Far West d'America naturalmente... che certo non poteva esere più selvaggio del posto in cui si trovavano.
Ora invece nel plotone stretto nella morsa dell'inverno cominciò a circolare Dostoevskij. L'Idiota e Foglie D'Erba di Walt Whitman, che incontrò un grande successo (...). Ma il libro da cui nessuno voleva staccarsi era quello di Dostoevkij.
Non parlava di loro, parlava dei maledetti russi, ma in un certo senso parlava di loro. Divoravano quel libro come fosse carne o zucchero. Dostoevskij li aveva conquistati.
Anche Willie Dunne lo apprezzava; e cominciò a godersi un paio d'ore in disparte in qualche comoda nicchia. Riusciva a tuffarsi in quella Russia allo sfascio. Pensava che gli sarebbe piaciuto conoscere alcuni dei veri russi che combattevano contro i tedeschi sul fronte orientale.
Dalle desrizioni sembravano grandi il doppio degli irlandesi, o almeno questa era la sua impressione, uomini massicci e filosofici. Non sapeva se ammirare L'Idiota o no.
Non sapeva se l'Idiota fosse un idiota o un santo o entrambe le cose.

IL LIBRO
E' un romanzo sugli Irlandesi che combatterono la prima guerra mondiale. Le ragioni che spinge i giovani di questo popolo ad arruolarsi sono diverse: fedeltà al Re, promessa di indipendenza per il loro Paese, incoscienza... Per quelli che sopravvivono negli anni della guerra sarà però sempre più difficile. In patria regna la confusione, la guerra civile e nell'esercito la loro identità è messa in crisi, gli stessi ufficiali si fideranno di loro sempre di meno. E in questa guerra assurda, in queste battaglie perse anche quando vinte il sangue dei ragazzini bagna l'Europa. E' sicuramente un bel libro, commuove ma nel senso buono, non si arriva mai nè al sentimentalismo nè ad una visione ideologica dei fatti. Alcune scene diventano parte della propria memoria: l'incontro di boxe (nonostante sia uno sport che evito e ignoro, è raccontato magistralmente), i soldati in fila per la confessione prima dell'attacco, il caos delle strade di Dublino, il canto dell'Ave Maria. Ricorda un po' Il Cavallo Rosso di Corti (uno dei mie libri preferiti) anche se non raggiunge le stesse profondità.

Dall'Autobiografia di Chesterton, che partecipò alla guerra:
"L'esistenza è ancora per me una cosa strana, e come ad uno straniero le diedi il benvenuto" (1936)

VANITA'
D'improvviso
è alto
sulle macerie
il limpido
stupore
dell'immensità

L'uomo
s'è curvato
sull'acqua
sorpresa
dal sole
e si rinviene
un'ombra
cullata
e piano franta
in riflessi insenati
tremanti
di cielo

Giuseppe Ungaretti
Vallone il 19 agosto 1917

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