domenica 30 dicembre 2012

BIZZARRIA

ALL'IMPROVVISO BUSSANO ALLA PORTA, Etgar Keret, Feltrinelli
Anzichè andare a letto si mette davanti al computer a controllare la posta elettronica. Ha ricevuto un unico messaggio da un idiota che era stato suo compagno di classe alle elementari e che ha scovato il suo indirizzo di posta elettronica in un sito Internet. Ecco cosa c'è di frustrante in tutta questa tecnologia, pensa Sopracciglia unite. Gli inventori di Internet sono dei geni. e probabilmente credevano di contribuire al progresso dell'umanità con la loro invenzione, ma alla fine, anzichè sfruttare questo sistema ingegnoso per compiere ricerche e acquisire nuove conoscenze, c'è chi lo usa per rompere le scatole a un poveraccio che è stato suo compagno di banco in quarta elementare. Cosa dovrebbe rispondere a questo Yftach Rozales? Ti ricordi che avevamo disegnato una riga proprio in mezzo al banco? E che tu mi spingevi via col gomito ogni volta che la superavo? 

IL LIBRO
E' una raccolta di racconti, la maggior parte dei quali bizzarramente geniali. La comicità è sottile, l'umorismo fa leva su situazioni apparentemente normali e quotidiane ma in realtà assurde, come potevano essere i racconti di Kafka o i quadri di Escher. L'autore è israeliano e il suo paese, con tutte le nazionalità che vi sono confluite è il protagonista. Il tono è neutrale ma non si percepisce molto ottimismo.



Solennità del Natale del Signore, Omelia del Santo Padre

Benedetto XVI. Lunedì, 24 dicembre 2012

Dio si fa bambino 
Sempre di nuovo la bellezza di questo Vangelo tocca il nostro cuore – una bellezza che è splendore della verità. Sempre di nuovo ci commuove il fatto che Dio si fa bambino, affinché noi possiamo amarlo, affinché osiamo amarlo, e, come bambino, si mette fiduciosamente nelle nostre mani. Dio dice quasi: So che il mio splendore ti spaventa, che di fronte alla mia grandezza tu cerchi di affermare te stesso. Ebbene, vengo dunque a te come bambino, perché tu possa accogliermi ed amarmi.

Abbiamo veramente posto per Dio, quando Egli cerca di entrare da noi? Abbiamo tempo e spazio per Lui? Non è forse proprio Dio stesso ad essere respinto da noi?
Se Maria e Giuseppe bussassero alla mia porta, ci sarebbe posto per loro? 
Sempre di nuovo mi tocca anche la parola dell’evangelista, detta quasi di sfuggita, che per loro non c’era posto nell’alloggio. Inevitabilmente sorge la domanda su come andrebbero le cose, se Maria e Giuseppe bussassero alla mia porta. Ci sarebbe posto per loro? E poi ci viene in mente che questa notizia, apparentemente casuale, della mancanza di posto nell’alloggio che spinge la Santa Famiglia nella stalla, l’evangelista Giovanni l’ha approfondita e portata all’essenza scrivendo: “Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto” (Gv 1,11). Così la grande questione morale su come stiano le cose da noi riguardo ai profughi, ai rifugiati, ai migranti ottiene un senso ancora più fondamentale: abbiamo veramente posto per Dio, quando Egli cerca di entrare da noi? Abbiamo tempo e spazio per Lui? Non è forse proprio Dio stesso ad essere respinto da noi?

Lasciare intrare a Dio
Ciò comincia col fatto che non abbiamo tempo per Dio. Quanto più velocemente possiamo muoverci, quanto più efficaci diventano gli strumenti che ci fanno risparmiare tempo, tanto meno tempo abbiamo a disposizione. E Dio? La questione che riguarda Lui non sembra mai urgente. Il nostro tempo è già completamente riempito. Ma le cose vanno ancora più in profondità. Dio ha veramente un posto nel nostro pensiero? La metodologia del nostro pensare è impostata in modo che Egli, in fondo, non debba esistere. Anche se sembra bussare alla porta del nostro pensiero, Egli deve essere allontanato con qualche ragionamento. Per essere ritenuto serio, il pensiero deve essere impostato in modo da rendere superflua l’“ipotesi Dio”. Non c’è posto per Lui. 

Dio o io
Anche nel nostro sentire e volere non c’è lo spazio per Lui. Noi vogliamo noi stessi, vogliamo le cose che si possono toccare, la felicità sperimentabile, il successo dei nostri progetti personali e delle nostre intenzioni. Siamo completamente “riempiti” di noi stessi, così che non rimane alcuno spazio per Dio. E per questo non c’è neppure spazio per gli altri, per i bambini, per i poveri, per gli stranieri. A partire dalla semplice parola circa il posto mancante nell’alloggio possiamo renderci conto di quanto ci sia necessaria l’esortazione di san Paolo: “Lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare!” (Rm 12,2). Paolo parla del rinnovamento, del dischiudere il nostro intelletto (nous); parla, in generale, del modo in cui vediamo il mondo e noi stessi. 
Egli bussa in modo sommesso eppure insistente alla porta del nostro essere e del nostro volere.

Egli bussa 
La conversione di cui abbiamo bisogno deve giungere veramente fino alle profondità del nostro rapporto con la realtà. Preghiamo il Signore affinché diventiamo vigili verso la sua presenza, affinché sentiamo come Egli bussa in modo sommesso eppure insistente alla porta del nostro essere e del nostro volere. Preghiamolo affinché nel nostro intimo si crei uno spazio per Lui. E affinché in questo modo possiamo riconoscerlo anche in coloro mediante i quali si rivolge a noi: nei bambini, nei sofferenti e negli abbandonati, negli emarginati e nei poveri di questo mondo.

Esiste la verità 
C’è ancora una seconda parola nel racconto di Natale sulla quale vorrei riflettere insieme a voi: l’inno di lode che gli angeli intonano dopo il messaggio circa il neonato Salvatore: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini del suo compiacimento”. Dio è glorioso. Dio è luce pura, splendore della verità e dell’amore. Egli è buono. È il vero bene, il bene per eccellenza. Gli angeli che lo circondano trasmettono in primo luogo semplicemente la gioia per la percezione della gloria di Dio. Il loro canto è un’irradiazione della gioia che li riempie. Nelle loro parole sentiamo, per così dire, qualcosa dei suoni melodiosi del cielo. Là non è sottesa alcuna domanda sullo scopo, c’è semplicemente il dato di essere colmi della felicità proveniente dalla percezione del puro splendore della verità e dell’amore di Dio. Da questa gioia vogliamo lasciarci toccare: esiste la verità. Esiste la pura bontà. Esiste la luce pura. Dio è buono ed Egli è il potere supremo al di sopra di tutti i poteri. Di questo fatto dovremmo semplicemente gioire in questa notte, insieme agli angeli e ai pastori.

Dove c’è Pace 
Con la gloria di Dio nel più alto dei cieli è in relazione la pace sulla terra tra gli uomini. Dove non si dà gloria a Dio, dove Egli viene dimenticato o addirittura negato, non c’è neppure pace. Oggi, però, diffuse correnti di pensiero asseriscono il contrario: le religioni, in particolare il monoteismo, sarebbero la causa della violenza e delle guerre nel mondo; occorrerebbe prima liberare l’umanità dalle religioni, affinché si crei poi la pace; il monoteismo, la fede nell’unico Dio, sarebbe prepotenza, causa di intolleranza, perché in base alla sua natura esso vorrebbe imporsi a tutti con la pretesa dell’unica verità. È vero che, nella storia, il monoteismo è servito di pretesto per l’intolleranza e la violenza. È vero che una religione può ammalarsi e giungere così ad opporsi alla sua natura più profonda, quando l’uomo pensa di dover egli stesso prendere in mano la causa di Dio, facendo così di Dio una sua proprietà privata. Contro questi travisamenti del sacro dobbiamo essere vigilanti. Se un qualche uso indebito della religione nella storia è incontestabile, non è tuttavia vero che il “no” a Dio ristabilirebbe la pace. 

Figli dell’unico Padre 
Preseppe a Piazza San Pietro. Roma. 2012
Preseppe a Piazza San Pietro. Roma. 2012
Se la luce di Dio si spegne, si spegne anche la dignità divina dell’uomo. Allora egli non è più l’immagine di Dio, che dobbiamo onorare in ciascuno, nel debole, nello straniero, nel povero. Allora non siamo più tutti fratelli e sorelle, figli dell’unico Padre che, a partire dal Padre, sono in correlazione vicendevole. Che generi di violenza arrogante allora compaiono e come l’uomo disprezzi e schiacci l’uomo lo abbiamo visto in tutta la sua crudeltà nel secolo scorso. Solo se la luce di Dio brilla sull’uomo e nell’uomo, solo se ogni singolo uomo è voluto, conosciuto e amato da Dio, solo allora, per quanto misera sia la sua situazione, la sua dignità è inviolabile. Nella Notte Santa, Dio stesso si è fatto uomo, come aveva annunciato il profeta Isaia: il bambino qui nato è “Emmanuele”, Dio con noi (cfr Is 7,14). E nel corso di tutti questi secoli davvero non ci sono stati soltanto casi di uso indebito della religione, ma dalla fede in quel Dio che si è fatto uomo sono venute sempre di nuovo forze di riconciliazione e di bontà. Nel buio del peccato e della violenza, questa fede ha inserito un raggio luminoso di pace e di bontà che continua a brillare.

Diventare uomini di pace 
Così Cristo è la nostra pace e ha annunciato la pace ai lontani e ai vicini (cfr Ef2,14.17). Come non dovremmo noi pregarlo in quest’ora: Sì, Signore, annuncia a noi anche oggi la pace, ai lontani e ai vicini. Fa’ che anche oggi le spade siano forgiate in falci (cfr Is 2,4), che al posto degli armamenti per la guerra subentrino aiuti per i sofferenti. Illumina le persone che credono di dover esercitare violenza nel tuo nome, affinché imparino a capire l’assurdità della violenza e a riconoscere il tuo vero volto. Aiutaci a diventare uomini “del tuo compiacimento” – uomini secondo la tua immagine e così uomini di pace.
Solo se la luce di Dio brilla sull’uomo e nell’uomo, solo se ogni singolo uomo è voluto, conosciuto e amato da Dio, solo allora, per quanto misera sia la sua situazione, la sua dignità è inviolabile

Appena gli angeli si furono allontanati, i pastori dicevano l’un l’altro: Orsù, passiamo di là, a Betlemme e vediamo questa parola che è accaduta per noi (cfr Lc2,15). I pastori si affrettavano nel loro cammino verso Betlemme, ci dice l’evangelista (cfr 2,16). Una santa curiosità li spingeva a vedere in una mangiatoia questo bambino, del quale l’angelo aveva detto che era il Salvatore, il Cristo, il Signore. La grande gioia, di cui l’angelo aveva parlato, aveva toccato il loro cuore e metteva loro le ali.

Pace a Betlemme 
Andiamo di là, a Betlemme, dice la liturgia della Chiesa oggi a noi. Trans-eamustraduce la Bibbia latina: “attraversare”, andare di là, osare il passo che va oltre, la “traversata”, con cui usciamo dalle nostre abitudini di pensiero e di vita e oltrepassiamo il mondo meramente materiale per giungere all’essenziale, al di là, verso quel Dio che, da parte sua, è venuto di qua, verso di noi. Vogliamo pregare il Signore, perché ci doni la capacità di oltrepassare i nostri limiti, il nostro mondo; perché ci aiuti a incontrarlo, specialmente nel momento in cui Egli stesso, nella Santissima Eucaristia, si pone nelle nostre mani e nel nostro cuore.

Andiamo di là, a Betlemme: con queste parole che, insieme con i pastori, ci diciamo l’un l’altro, non dobbiamo pensare soltanto alla grande traversata verso il Dio vivente, ma anche alla città concreta di Betlemme, a tutti i luoghi in cui il Signore ha vissuto, operato e sofferto. Preghiamo in quest’ora per le persone che oggi lì vivono e soffrono. Preghiamo perché lì ci sia pace. Preghiamo perché Israeliani e Palestinesi possano sviluppare la loro vita nella pace dell’unico Dio e nella libertà. Preghiamo anche per i Paesi circostanti, per il Libano, per la Siria, per l’Iraq e così via: affinché lì si affermi la pace. Che i cristiani in quei Paesi dove la nostra fede ha avuto origine possano conservare la loro dimora; che cristiani e musulmani costruiscano insieme i loro Paesi nella pace di Dio.
Benedetto XVI fa il messaggio Urbi et Orbi. Roma, 25 de dicembre 2012
Benedetto XVI fa il messaggio Urbi et Orbi. Roma, 25 de dicembre 2012

Quello urgente e quello importante
I pastori si affrettavano. Una santa curiosità e una santa gioia li spingevano. Tra noi forse accade molto raramente che ci affrettiamo per le cose di Dio. Oggi Dio non fa parte delle realtà urgenti. Le cose di Dio, così pensiamo e diciamo, possono aspettare. Eppure Egli è la realtà più importante, l’Unico che, in ultima analisi, è veramente importante. Perché non dovremmo essere presi anche noi dalla curiosità di vedere più da vicino e di conoscere ciò che Dio ci ha detto? Preghiamolo affinché la santa curiosità e la santa gioia dei pastori tocchino in quest’ora anche noi, e andiamo quindi con gioia di là, a Betlemme – verso il Signore che anche oggi viene nuovamente verso di noi. Amen.

venerdì 28 dicembre 2012

UN ALTRO NATALE

SORELLA, Rosamund Lupton, Giano editore
Finalmente capisco la passione per il giardinaggio tua e della mamma. E' un miracolo vedere crescere e rinnovarsi la vita a ogni stagione. Non c'è da meravigliarsi che partiti politici e religiosi facciano propri immagini di foglie verdi e simboli primaverili. Stasera me ne approprio anch'io e mi concedo di sperare che la morte non sia definitiva; che, come nella saga di Narnia che piaceva tanto a Leo, da qualche parte ci sia un paradiso dove la Strega Bianca è morta e le statue riprendono vita. Stasera non mi sembra così inconcepibile.

IL LIBRO
Splendida opera prima. E' un giallo ma dai tocchi tipicamente inglesi, maestri nel campo. L'ho letto e l'ho passato alla mia mamma, che di solito non ama questo genere, e a sua volta lei lo ha passato alla coetanea vicina di casa. E' il successo di questo libro: il passaparola, basti vedere che la casa editrice che lo ha pubblicato non è delle più grandi. Ha degli aspetti geniali, tiene col fiato sospeso ma senza violenza o gusto per l'orrido ed è evidentemente frutto di una mente colta. Con tanto di sorpresa finale!

FATTO DI CRONACA
E' successo qualche giorno fa, proprio nel quartiere dove c'è la scuola in cui io lavoro.



Dalla cronaca locale:
Ho scritto "una storia di Natale", ma le storie di Natale finiscono bene.
Questa invece no. Non ci saranno nomi, perchè non ha avuto neppure l'onore della cronaca sui giornali, quindi non ho un testimone o una fonte accreditata se non le voci che si rincorrono nel popoloso quartiere Tessera a Cesano Boscone, in provincia di Milano.

In questo quartiere, nelle le case popolari dell'Aler costruite in stile bolscevico negli anni settanta e nei palazzoni privati più carini ma comunque oramai datati che risalgono agli anni sessanta, vive tanta gente buona e altrettanta gente cattiva. Forse la gente cattiva è predominante numericamente, ma la gente buona è buona sul serio. Qui viveva un uomo di ottant'anni che ha passato la sua vita e il suo tempo libero a occuparsi degli altri, del Quartiere Tessera, della Parrocchia e dell'Oratorio. Gli anni erano tanti, ma per lui il riposo non esisteva e così alla sera, dopo la Messa delle 18 nella Parrocchia di Sant'Ireneo, prendeva la pisside con le Eucaristie e si recava nelle case degli ammalati che avevano chiesto di poter partecipare alla Comunione, anche se non potevano uscire di casa.

Una sera di qualche settimana fa, dopo la Messa serale, quest'uomo è uscito dalla Chiesa con stretta sul cuore la custodia delle Eucaristie e dopo aver fatto pochi passi dal sagrato della Chiesa di Sant'Ireneo, nel buio della sera e dell'indifferenza, è stato aggredito da un gruppo di ragazzotti. Un gruppo di giovani che hanno già fatto la loro scelta di vita e hanno voluto scegliere la cattiveria e la mancanza di pietà. Per tante persone, le vite di questi giovani sono vite perse, inutili, destinate a finire male e a far soffrire il prossimo. Per l'uomo che camminava lungo i marciapiedi sporchi del Quartiere Tessera con la Pisside delle Eucaristie stretta fra le
braccia, no: lui li avrebbe aiutati e accolti. Loro lo sapevano ma credevano che in quella scatoletta stretta fra le braccia con amore potessero esserci dei soldi. Così lo hanno circondato e picchiato fino a quando non è caduto per terra , perdendo i sensi. E' facile, quando si è giovani e forti, buttare per terra un anziano di 80 anni.

Quando lo hanno visto per terra, sanguinante, con ancora la custodia ben stretta fra le braccia, con il viso bianco e contratto dal dolore, e quando i pochi passanti non hanno più potuto far finta di non vedere, gli aggressori si sono dileguati.
L'anziano è riuscito ad alzarsi, forse aiutato da qualche passante, ed è tornato a casa sua, da solo. E' riuscito a sdraiarsi sul letto ancora vestito. Suo figlio lo ha trovato così, in fin di vita, con le Eucarestie ancor saldamente strette al cuore.

Dopo pochi giorni, è morto in ospedale, a causa della commozione cerebrale e delle botte ricevute. Non si sa ancora chi si è reso colpevole di questo omicidio così terribile, ma si spera che finisca, per il suo stesso bene, i suoi gironi in carcere, perchè è l'unico modo che avrà per espiare su questa terra l'omicidio di questo martire, morto letteralmente per difendere Gesù Cristo, a 2012 anni dalla sua nascita.