mercoledì 17 settembre 2008

DOMANDA

Da LA DONNA DI GILLES, Madeleine Bourdouxhe, Adelphi.

Con le mani disgiunte sul bordo dell'inginocchiatoio, alza la testa e si guarda intorno: santa Genoveffa, ritta sul piedistallo di velluto rosso, con i lunghi capelli sciolti, che viene invocata per il mal di gola e l'anemia... Santa Margherita, dolce vergine con il capo appesantito da pietre preziose, protettrice delle partorienti... Sant'Antonio, che indossa il saio e ha la doppia aureola dei capelli e del cerchio d'oro. Aiuta a ritrovare gli oggetti perduti... San Rocco, con gli occhi abbassati verso il cane accucciato ai suoi piedi; con una mano rialza il lembo dell'abito, con l'altra indica sul ginocchio scoperto un'ampia ferita di gesso. Guarisce dai morsi dei cani arrabbiati... San Cristoforo, con un piede proteso in avanti e il bastone in mano, porta il bambino seduto sulla spalla. Lo si invoca prima di mettersi in viaggio...
E per il suo dolore, a chi si deve rivolgere?
In fondo alla chiesa, su un piccolo piedistallo di legno si erge, senza fiori nè ceri, la statuetta di un santo di cui Elisa ignora il nome. Il suo corpo esile di adolescente, in gesso madreperlaceo, si staglia contro un albero scuro con tre soli rami privi di foglie. Ha le braccia alzate, i polsi uniti sopra la testa, i piedi che toccano appena il suolo, e la sua carne nuda e levigata sembra così immateriale che, se non fosse per i lacci che gli trattengono i polsi e le caviglie, si direbbe che sia spuntato fuori dalla terra in tutta la sua grazia. Con il bel viso improntato alla rassegnazione, gli occhi carichi di tristezza, deve conoscere tutti i dolori e tutti gli amori... Dolori intimi di cui è pervaso sino a sopportare senza quasi soffrire, ma anzi accettando come una sorte di ornamento, le tredici frecce che gli trafiggono le spalle, i fianchi, la piega delle braccia, i polsi... Esse gli penetrano nella carne senza lacerarla nè farla insanguinare. E invece di ferirlo lo rendono soltanto malinconico.
Forse perchè quel dolore senza nome assomiglia al suo, o per l'emozione causata da quella carne tenera, ancora infantile.

IL LIBRO.
E' un libro molto triste, senza speranza, raccontato con una dolcezza tipicamente francese. La protagonista affascina per la sua semplicità che, all'inizio, sembra essere una qualità positiva ma che finisce per diventare la di lei condanna. Personalmente non salverei nessun personaggio: provinciali, di corte vedute. L'ambiente soffoca: la bellezza dei luoghi, degli ambienti familiari non segna positivamente nessuno.
CESARE PAVESE:
"La vita ha valore solamente se si vive per qualcosa o per qualcuno"
Attenzione, dico io, a riporla nelle mani sbagliate, perchè anche la protagonista aveva uno scopo, ma crollato questo, lei non ha retto.

BENEDETTO XVI:
L'uomo è fatto per il compimento eterno della sua esistenza. Ciò va ben oltre la semplice riuscita mondana e non è in contraddizione con l'umiltà delle condizioni con cui svolge il suo pellegrinaggio sulla terra. Il compimento dell'umano è la conoscenza di Dio, da cui ogni persona è stata creata e a cui tende con ogni fibra del proprio essere.

Nessun commento: