domenica 16 gennaio 2011

SERIAL KILLER


SULLE TRACCE DI MARY, James Patterson, Longanesi
"Si dice che gli uomini non amino troppo le donne intelligenti, perchè si sentono minacciati" dissi. "Tu sei intelligentissima".
"E tu sei l'eccezione che conferma la regola. Dico bene? A te le donne intelligenti piacciono. E comunque non credere che io sia così intelligente. Ti espongo la mia teoria?"
"Dai. Prendo una birra. Pilsner. Alla spina" dissi al barista.
Kayla continuò: " Vedo questi presunti supercervelloni in ospedale, medici e ricercatori che nella vita privata sono un vero disastro, e mi chiedo: sono davvero così intelligenti? Basta essere in grado di memorizzare facilmente dati e opinioni altrui per definirsi intelligenti? E' i
ntelligente chi conosce tutti i titoli dei dischi di rock o sa cosa succede in tutte le puntate di Vita da strega?"
Alzai gli occhi al cielo. "Non mi dire che guardi Vita da strega o che conosci quello che succede in ogni puntata."
"No, no. Io guardo E. R. piuttosto. E Scrubs."
"Io conosco i titoli di parecchi dischi di rhythm & blues, ma della vita ho capito poco" replicai.
Kayla rise. "Non è vero Alex. Ho conosciuto i tuoi figli."

IL LIBRO
Altro thriller, questa volta un po' più cruento e con un serial killer di tutto rispetto. Non fa paura e la suspense è quasi assente. La storia, però, è interessante e suscita degli i
nterrogativi. Il primo, e più ovvio, riguarda l'omicidio. Si può davvero uccidere a sangue freddo e restare emotivamente non coinvolti? E' possibile sradicare dalla nostra fragile struttura umana il senso di colpa? Certo esistono dei malati mentali ma non è un po' troppo comodo ridurre tutto a malattia e deresponsabilizzare che commette l'azione? Il libro si divora facilmente: capitoli davvero brevi, trama avvincente, colpi di scena e molti cambiamenti. Il detective, protagonista delle storie precedenti, si chiama Alex Cross ed è già stato portato da Morgan Freeman sul grande schermo . Io, però, non l'ho visto. Per quanto riguarda l'autore, sulla copertina c'è scritto che negli Usa, ogni quindici libri venduti, uno è suo. Complimenti!


DA IL CORRIERE DELLA SERA, 13 gennaio 2011

IL SAGGIO PUBBLICATO SUL WALL STREET JOURNAL

«Madri orientali, inflessibili e migliori»

Una prof cinese di Yale: così ho educato le mie bimbe


Amy Chua con ae figlie
Amy Chua con le figlie
MILANO - «Perché le madri cinesi sono superiori» è il titolo di un saggio pubblicato sabato sul Wall Street Journal. Da allora questo non solo è l'articolo più letto e commentato del sito online, con oltre 3.600 post di lettori il numero aumenta di ora in ora, ma sta spopolando anche su Facebook: lo hanno già condiviso ben 187.462 amici datoaggiornato a ieri sera.

Di che si tratta? L'autrice Amy Chua, una professoressa di Legge alla Law School dell'Università di Yale, insegna a tirar su i propri figli per farli diventare piccoli geni in matematica vedi i risultati degli studenti di Shanghai negli ultimi test Pisa dell'Ocse e prodigi nella musica. Alla base del successo dei giovani cinesi, sostiene Chua, c'è infatti il metodo educativo imposto dalle madri cinesi.
Avete presente le dolcissime mamme italiane super apprensive e iper protettive con i loro bambini anche quando non sono più bambini? Ebbene le mamme cinesi sono esattamente l'opposto dello stereotipo italiano. La madre italiana è una chioccia, quelle cinese è una tigre. Come suggerisce il titolo del libro da cui è estratto il saggio di Chua, «Inno di battaglia della madre tigre».

Il metodo cinese è fatto di disciplina, rigore e severità, all'ennesima potenza. Secondo l'autrice è proprio la coercizione che porta ad eccellere. Ed elenca alcune delle regole messe in pratica con le sue due figlie, Sophia e Louisa. Il decalogo include non invitare o andare dagli amici a giocare, non dormire fuori casa, non guardare la tv o giocare con i videogames, non lasciare ai figli la scelta delle attività extra-scolastiche, pretendere il massimo dei voti.

Troppo? Perfino quando i genitori occidentali pensano di essere severi non si avvicinano neppure lontanamente alle madri cinesi. Per dare un'idea, Chua racconta come riuscì a far imparare a Louisa, quando aveva circa 7 anni, a suonare al pianoforte un pezzo del compositore francese Jacques Ibert, «Il piccolo asino bianco». Un pezzo molto bello, ma assai complicato per una bambina, perché «le mani devono suonare ritmi completamente diversi in modo schizofrenico», ricorda. Lulu non riusciva a suonarlo. Nemmeno dopo una settimana di esercitazioni non stop. Così la madre tigre diventa un'aguzzina. Nasconde l'amata casa delle bambole della figlia, e promette di regalarla pezzo a pezzo all'Esercito della Salvezza, se non imparerà «Il piccolo asino bianco» alla perfezione per l'indomani. Minaccia di farle saltare pranzo e cena, di non farle più regali a Natale, di abolire la festa di compleanno per 2, 3, 4 anni di fila. La offende chiamandola pigra, codarda, smidollata, patetica.
Nemmeno l'intervento del marito Jed ferma la madre tigre, perché quelli non sono insulti, lei sta «solo motivando» la figlioletta, si giustifica. La madre tigre è disposta ad «essere odiata». Ma non rinuncia al suo metodo. Così torna dalla figlia e continua a torturarla, usando «ogni arma e tattica» che le viene in mente. Madre e figlia provano al piano per tutta la sera fino a notte fonda, saltando la cena. Lulu non può alzarsi nemmeno per bere o per andare in bagno. La casa ormai è «una zona di guerra», piena di urli. Poi all'improvviso Lulu riesce a suonare il pezzo. È «talmente raggiante» che non vorrebbe più smettere di suonare.

La morale di Chua è che i genitori occidentali si preoccupano molto dell'autostima dei loro figli. Ma come genitore, una delle cose peggiori che si possono fare per l'autostima del proprio figlio è di farlo arrendere davanti a un ostacolo, dice. Non c'è niente di meglio per acquistare fiducia che scoprire di poter fare qualcosa che non si pensava di saper fare.

Ma può l'eccellenza nella musica o in altre discipline scientifiche fare la felicità dei nostri figli? E bastano queste abilità per avere successo nella vita? Su questi dilemmi si stanno confrontando i lettori. A valanga. Nei post si trova di tutto. Certo, prevale l'indignazione per il sistema da lager. Che ne è inoltre, molti si chiedono, della creatività, della socialità, dell'importanza di imparare a fare squadra? Il metodo cinese, però, riscuote anche consensi, soprattutto da quanti e non sono pochi credono che il permissivismo dei Paesi occidentali sia andato troppo oltre. Di sicuro il tema è «caldo», perché tocca temi sensibili come l'educazione dei figli, le differenze culturali e il nazionalismo. La discussione è aperta.

Giuliana Ferraino



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