sabato 12 giugno 2010

UN FATTO


IL MIRACOLO DI PADRE MALACHIA, Bruce Marshall, Jaca Book

Ed ora un monaco cattolico romano si faceva avanti a dimostrare che la dottrina cristiana era un fatto reale, come l'India o il Canale di Panama. Beh, non per questo essi ci avrebbero creduto di più. no, no, non loro.
Naturalmente non ragionavano proprio in questi termini, almeno ad alta voce; ma la somma totale delle loro false deduzioni derivate da premesse ancor più false portava alla conclusione generale che il cristianesimo era una bellissima cosa, una cosa salutare e anche britannica, fintantochè si accontentava di essere un'improbabile probabilità, ma non era che un fiasco completo quando cominciava a diventare spudoratamente e manifestatamente vero. Le dotte dichiarazioni dei decani più popolari e la vita privata delle attrici anormali avevano fatto la loro opera. Gli uomini e le donne che non avevano mai letto cose superiori per profondità alla cronaca di un incontro di pugilato o di un matrimonio nell'alta società incontravano ora qualche difficoltà intellettuale a credere ciò che sant'Ignazio di Loyola, san Domenico e san Benedetto avevano mandato giù senza sforzo; d'altra parte il peccato era divenuto un così piacevole surrogato del golf nelle giornate piovose che gli inglesi di sana costituzione, uomini e donne, non potevano facilmente adattarsi ad assumere un atteggiamento più benevolo verso il mito e il mistero, solo perchè questi erano diventati, almeno per una settimana, fatti reali e concreti.

IL LIBRO

Iniziano le letture estive e, di conseguenza, il desiderio di non sprecare il dono del tempo libero. Questo è un bellissimo libro, cattolico e britannico al 100 %. La vena umoristica è sottile ma onnipresente. La descrizione della società contemporanea (siamo nel 1931) all'autore, è perfetta e, forse, anche profetica. Oggi siamo un po' tutti così: se qualcosa non rientra nei nostri schemi mentali, allora non esiste. La realtà non è oggettiva ma ciò che abbiamo già in mente. Fin quando un avvenimento inspiegabile e non manipolabile ci sorprende e ci costringe a sollevare lo sguardo.

Da" IL RACCONTO DELL'ANTICRISTO"
Con accento di tristezza, l'imperatore si rivolse a loro dicendo:«Che cosa posso fare ancora per voi? Strani uomini! Che volete da me? Io non lo so. Ditemelo dunque voi stessi, o cristiani abbandonati dalla maggioranza dei vostri fratelli e capi, condannati dal sentimento popolare; che cosa avete di più caro nel cristianesimo?». Allora simile a un cero candido si alzò in piedi lo starets Giovanni e rispose con dolcezza: «Grande sovrano! Quello che noi abbiamo di più caro nel cristianesimo è Cristo stesso. Lui Stesso e tutto ciò che viene da Lui, giacché noi sappiamo che in Lui dimora corporalmente tutta la pienezza della Divinità. Da te, o sovrano, noi siamo pronti a ricevere ogni bene, ma soltanto se nella tua mano generosa noi possiamo riconoscere la santa mano di Cristo. E alla tua domanda che puoi tu fare per noi, eccoti la nostra precisa risposta: confessa, qui ora davanti a noi, Gesù Cristo Figlio di Dio che si è incarnato, che è resuscitato e che verrà di nuovo; confessalo e noi ti accoglieremo con amore, come il vero precursore del suo secondo glorioso avvento». Egli tacque e piantò lo sguardo nel volto dell'imperatore. In costui avveniva qualche cosa di tremendo. Nel suo intimo si stava scatenando una tempesta infernale, simile a quella che aveva provato nella notte fatale. Aveva perduto interamente il suo equilibrio interiore e tutti i suoi pensieri si concentravano nel tentativo di non perdere la padronanza di se stesso anche nelle apparenze esteriori e di non svelare se stesso prima del tempo. Fece degli sforzi sovrumani per non gettarsi con urla selvagge sull'uomo che gli aveva parlato e sbranarlo coi denti. A un tratto sentì la voce ultraterrena a lui ben nota che gli diceva: "Taci e non temere nulla". Egli rimase in silenzio. Pero il suo volto, rabbuiato e col pallore della morte, era divenuto convulso, mentre i suoi occhi sprizzavano scintille. Frattanto durante il discorso dello starets Giovanni il gran mago che stava seduto tutto ravvolto nel suo ampio mantello tricolore che ne nascondeva la porpora cardinalizia, sembrava occupato a compiere sotto di esso arcane manipolazioni, i suoi occhi dallo sguardo concentrato scintillavano e le sue labbra si movevano. Dalle finestre aperte del tempio si scorgeva avvicinarsi un'enorme nuvola nera. Lo starets Giovanni che non staccava i suoi occhi sbigottiti e spaventati dal volto dell'imperatore rimasto ammutolito a un tratto diede un sussulto per lo spavento e voltandosi indietro gridò con voce strozzata: «Figlioli, è l'Anticristo!». Nel tempio scoppiò un tremendo colpo di tuono e simultaneamente si vide saettare una folgore enorme a forma di cerchio che avviluppò il vegliardo. Per un istante tutti rimasero come annichiliti e quando i cristiani si furono ripresi dallo stordimento, lo starets Giovanni giaceva a terra cadavere.

VLADIMIR SOLOVE'V

1 commento:

palmy ha detto...

Entrambe due splendide letture... forse le dovrei riprendere!