mercoledì 3 marzo 2010

W CHILE


ISABEL ALLENDE, Commento dopo il terremoto in Cile

Vivo in California, e quando l' altra mattina i media americani hanno rilanciato la notizia del terremoto sono rimasta come paralizzata, gli occhi fissi davanti al televisore. Non so quanto tempo sia trascorso. Forse pochi secondi. Forse minuti. Forse un' eternità. All' improvviso ho compreso che mi stavo muovendo meccanicamente, e che meccanicamente - come un automa privo di emozioni, perché incapace in quel momento di reggerne il peso - avevo preso il telefono in mano. Ho chiamato mia madre e il suo compagno, che vivono a Santiago del Cile. Non rispondeva nessuno. Nessuno. Avevo lo sguardo fisso nel vuoto, le orecchie chiuse. Eppure i telegiornali continuavano a raccontare di morti, di case crollatee ponti sbriciolati. Un disastro. E io non riuscivo a mettermi in contatto con i miei parenti. Ho provato con amici e conoscenti. Ho inseguito dei fantasmi. A Santiago in un primo tempo è mancata la luce, non c' era l' acqua, non era possibile comunicare. Solo molte ore dopo ho saputo che i miei non erano nella casa di città. Avevano preferito trascorrere il fine-settimana al mare. Ho atteso una giornata intera prima di parlare con loro. E' successo pochi minuti fa. Stanno bene. Mi hanno raccontato quello che era accaduto, quello che sta accadendo. Vi chiedo perdono, chiedo perdono a tutti: ma per me è stata la fine di un incubo. In questo momento la situazione cilena è grave, in particolare nella zona dell' epicentro del terremoto, Concepciòn. Però c' è una differenza enorme con quanto accaduto ad Haiti. Nella tragedia comune, le due situazioni non sono lontanamente paragonabili. Le case di Santiago hanno retto. Il Cile ha retto. Perché è un paese con infrastrutture moderne, un paese che conosce bene l' inferno del terremoto. Un paese disgraziatamente abituato al disastro. Un paese che suo malgrado è pronto a sostenere questa emergenza, a lottare. Che sta piangendo i suoi morti, che trema ancora di paura. Ma che ha già cominciato a rialzare la testa. A vivere.

PRECISAZIONE
Sono personalmente legata al Cile, paese dove sono stata due volte e mai in vacanza. La leggenda dice che quando Dio creò il mondo, aveva alla fine nelle sue mani un po' di tutto e scrollandosi i resti di dosso, questi finirono nella striscia di terra occupata dal Cile. E' davvero uno splendido paese, ricco di storia, di incroci e di tragedie, terra di un popolo orgoglioso, fiero e con una reputazione da ricostruire. A loro il nostro abbraccio.


Messaggio di CL Chile sul terremoto.

Cari Amici
Davanti al terremoto che ha colpito il nostro paese, si fa ancora più evidente che la vita è misteriosa e non ci appartiene.Di fronte alla bellezza della natura chilena germoglia sempre una domanda: “Chi è l’autore?”. Allo stesso modo davanti alla enormità di questo terremoto, ci sentiamo piccoli, impotenti e fragili. Senza dubbio da questa esperienza nasce un’altra domanda: “Cosa ci chiede il Signore attraverso questa circostanza?”Dopo aver visto, recentemente anche, nella nostra compagnia e in molti testimoni, il volto trasfigurato di Cristo, che ci viene dato a conoscere, siamo aiutati a entrare nel Mistero della Croce. Senza Cristo, la bellezza sarebbe fonte di triste malinconia e il dramma diventerebbe tragedia, come ci ha ricordato Carròn di fronte al terremoto di Haiti.
Per questo siamo invitati a pregare per tutti coloro che soffrono le conseguenze di questo dramma e abbiamo anche il dovere di lasciare che la carità che abbiamo ricevuto tracimi in una attenzione solidale alle necessità del popolo cileno.

1 commento:

palmy ha detto...

Conosco in Cile molte persone, alcuna molto care... anch'io sono stata molto in pensiero finché non ha accertato che fossero vive!