mercoledì 29 luglio 2009

UN MONDO DIVERSO



CANTO DI NOZZE, Nagib Mahfuz, Feltrinelli

Un nuovo mondo, una nuova esperienza: Entrai a teatro per la prima volta. Un luogo enorme, con un profumo particolare, accattivante. Amm Ahmad era gracile e aveva un incarico di scarso rilievo. Chiamata dal direttore, entrai timidamente nel suo tempio sacro con il mio vestito bianco e le mie vecchie scarpe. Mi guardò dall'alto della sua statura, con i suoi occhi penetranti e lo sguardo attento. Pareva un essere terrificante e terribile. Mi scrutò in lungo e in largo. Mi consegnò un pezzo di carta per provare quant'ero veloce a scrivere i numeri.
"Avrai bisogno di un po' di pratica prima di iniziare a lavorare, signorina..." sentenziò con la sua voce stentorea.

IL LADRO E I CANI, Nagib Mahfuz, Feltrinelli
Ecco la semplice verità: Rauf Aluan non è che un cadavere putrefatto che non è stato nemmeno sotterrato. Quanto all'altro Rauf appartiene al passato come ieri, come il primo giorno della storia, come l'amore di Nabawiyya e come la lealtà di Alish. Non farti ingannare dalle apparenze; i bei discorsi non sono altro che ipocrisia, il sorriso non è che una contrazione delle labbra e la generosità è un movimento incontrollato della mano. Se non fosse stato per l'educazione, non ti avrebbe nemmeno fatto varcare la soglia di casa. Prima mi crei dal nulla e poi mi abbandoni, cambi tutte le tue idee dopo che queste si sono inculcate profondamente in me e io mi trovo smarrito, sradicato, inutile e senza speranza.

I DUE LIBRI


Premio Nobel per la letteratura nel 1988, vittima di un attentato dei fondamentalisti islamici nel 1994, morto nel 2006, è uno scrittore egiziano che mi ha suggerito Anna, una ex collega. I libri sono molto belli, raccontano di un mondo e una cultura in cui è difficile rispecchiarsi pienamente ma che stimola a riflessioni. Il Canto di Nozze è un racconto corale di un unico episodio, diversi punti di vista ci permettono di ampliarne la conoscenza e l'autore è molto bravo nell'immedesimarsi in personaggi di età e sesso differenti. Il secondo è il racconto di un perdente, di uno sfigato in un mondo dove il perdono non esiste, il fatalismo è ciò che respiri e la speranza è uguale a zero. Da bambina io non guardavo mai i cartoni di Willy il coyote, mi faceva venire il nervoso: possibile che non puoi spostarti da sotto quel masso che ti sta precipitando addosso?



DA ILSUSSIDIARIO.NET
Obama e l'America in bianco e nero
Lorenzo Albacete
mercoledì 29 luglio 2009
È cominciato tutto con un arresto. Il sergente James Crowley della polizia di Cambridge, Massachusetts, ha arrestato Henry Louis Gates Jr. di fronte alla sua casa per “disturbo della quiete pubblica”. Gates è un noto professore afro-americano alla Harvard University ed è convinto che, se fosse stato un bianco, non sarebbe stato arrestato sulla porta di casa.
La polizia era arrivata perché chiamati da una vicina (che lavora nella rivista degli ex alunni di Harvard) che aveva visto due individui che tentavano di entrare nella casa di Gates. La vicina non aveva fatto riferimento ad alcun elemento razziale, ma il rapporto della polizia parla di due neri. In effetti, vi erano due neri che cercavano di entrare nella casa: uno era lo stesso Gates che aveva perso le chiavi dell'abitazione, e l'altro il suo autista.
Il sergente Crowley, che ha un ottimo curriculum per quanto riguarda i rapporti con le minoranze, è stato colpito da quello che definisce un atteggiamento aggressivo di Gates, che era arrabbiato perché attribuiva al suo essere nero il comportamento della polizia.

Così è come e dove la storia è incominciata. Nel giro di pochi giorni continuerà in un'altra casa, la Casa Bianca a Washington, dove Gates e Crowley berranno qualche birra insieme al presidente degli Stati Uniti, il primo afro-americano ad occupare la carica più importante della nazione. Il presidente Barack Hussein (figlio di un musulmano del Kenya) non vuole che la storia finisca, vuole che diventi un “momento di apprendimento” nell'attuale fase delle relazioni razziali in America. Il presidente è rimasto coinvolto nella storia durante una conferenza stampa sulla riforma sanitaria da lui proposta al Congresso (dove ha incontrato opposizione anche all'interno del suo partito, per non parlare dei Repubblicani, che hanno visto nelle preoccupazioni degli americani sui costi del suo programma un'opportunità per tagliare le ali al presidente).
Alla fine della conferenza (che non sembra peraltro aver fugato le preoccupazioni sulla riforma), a Obama è stato chiesto dell'arresto di Gates. Pur ammettendo di non conoscere i dettagli dell'incidente, Obama ha definito «stupido» il comportamento della polizia. I giornalisti hanno subito visto le possibilità offerte da questa risposta e si sono mossi come squali impazziti all'odore del sangue. (Un commentatore che ha seguito la conferenza in TV ha osservato: «O mio Dio! Così finisce la discussione sulla sanità e d'ora in poi la questione sarà la razza!» Aveva ragione).

Tanto più che il presidente è stato costretto ad interrompere l'incontro quotidiano con la stampa alla Casa Bianca per rilasciare personalmente una dichiarazione in cui si diceva dispiaciuto per la scelta delle parole, che si era già scusato telefonicamente con il sergente Crowley e che aveva anche parlato con Gates, apparentemente disposto ad abbassare i toni della polemica.
Entrambi hanno poi accettato l'invito alla Casa Bianca. Diventerà davvero questa storia un “momento di apprendimento”? Se sì, cosa ci insegnerà? Porterà un reale progresso nella tormentata storia delle relazioni tra bianchi e neri negli Stati Uniti o semplicemente apporterà un altro mattone ai discorsi e ai comportamenti politically correct?
Per il presidente Obama questa è un'occasione per mostrare di nuovo i vantaggi del suo metodo “relativismo con certezza”. Sarà interessante vedere cosa succederà.




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