martedì 14 luglio 2009

PUNTI DI VISTA DIVERSI


(foto di Claudio Romani)


VENDETTA A FREDDO, Lee Child, Longanesi.

"E' una china pericolosa", risponde lui. "Se mi porto dietro una maglietta di ricambio, ben presto mi porterò dietro anche un paio di pantaloni di ricambio, poi avrò bisogno di una valigia. In men che non si dica avrò una casa. una macchina, un piano di risparmio e sarò costretto a riempire ogni sorta di moduli".

"La gente lo fa".

"Io no."

"Quindi, come ho detto: da che cosa scappi?"
"Dall'essere come la gente, suppongo".
"Io sono come la gente. Ho una casa, una macchina e un piano di risparmio. Riempio moduli."
"Qualunque cosa ti stia bene, falla."
"Mi consideri ordinario?"
"Da questo punto di vista sì".
"Non tutti possono essere come te".
"E' il contrario. Il fatto è che alcuni di noi non possono essere come te."
"Vorresti esserlo?"
"Non si tratta di volere: semplicemente non si può."
"Perchè no?"
"D'accordo, sto scappando."
"Da che cosa? Dall'essere come me?"
"Dall'essere diverso rispetto a quello che ero".
"Siamo tutti diversi da quello che eravamo".
"Non a tutti piace per forza".
"A me non piace", ammise O'Donnell. "Ma guardo in faccia la realtà".

Il LIBRO



Cominciano le letture estive.

Mi piacciono i polizieschi soprattutto se il detective è lo stesso. Avrò visto le repliche della signora in giallo più di una volta! Qui Jessica Fletcher è Jack Reacher, più violento, più attraente e con una forte personalità. Ha uno stile di vita particolare e una filosofia tutta sua. Di lui si conosce un po' tutto, dalla famiglia alla carriera e ogni libro rivela qualcosa in più. Quest'ultimo non è il migliore, probabilmente l'autore ha tempi da rispettare, entrate da desiderare ma è pur sempre piacevole e gli intrecci sono ben costruiti. Pur essendo l'autore inglese, è evidente il suo amore per gli Stati Uniti, qui in all'erta per un nuovo undici settembre. Per chi non conoscesse l'autore, consiglio di leggere in ordine cronologico i suoi libri: il protagonista appassionerà di più.






ERRORE DI PROSPETTIVA? MOLTO DISCUTIBILE!


NEW YORK - «Se la buona madre è colei che ama i propri figli più di qualsiasi altra cosa al mondo, allora io non sono una brava madre. Amo mio marito più dei miei figli, per me accessori». È bastata questa frase, scritta nel 2005 in un editoriale sul New York Times, per trasformare Ayelet Waldman nella mamma più odiata d’America. Ma invece di farsi intimidire dagli insulti delle croniste tv e dalle minacce via web, la 44enne autrice, avvocato e moglie del celebre - e bellissimo - romanziere Michael Chabon è tornata al lavoro per approfondire le sue tesi, eretiche nell’America post-femminista. Il risultato è «Bad Mother», il bestseller che ha spaccato in due il Paese. Mentre l'Huffington Post lo definisce «un must per ogni madre del pianeta», per Elle è «terrorismo letterario».
FIGLI PIÙ FELICI - «Penso che le mamme debbano dire la verità, specialmente quando fa male - racconta l'autrice a Corriere.it -. Il mondo cerca costantemente di farci sentire cattive madri. Purtroppo riuscendoci: la maggior parte di noi vive con questo senso nascosto e perenne di colpa e inadeguatezza». Scrittrici come Peggy Orenstein e Meg Wolitzer hanno osannato il capitolo in cui la Waldman afferma che i figli allevati sapendo di essere marginali sono «più felici, indipendenti, sani e longevi dei cocchi di mamma, iper-protetti e viziati». «I miei quattro figli non ce l’hanno con me per ciò che affermo - dice - perché sono incredibilmente sicuri. I genitori dei loro amici stanno tutti divorziando mentre loro sanno che papà e mamma staranno insieme per sempre e ciò li rende sereni e felici». In materia d’educazione sessuale, la sua strategia è semplice: «Ho messo una trousse colma di profilatici multicolori nella loro stanza da bagno, per abituarli all’idea, quando sarà ora».
FEMMINISMO - La parte del libro che ha indignato di più le lettrici del sito MyBaby.com è quella in cui afferma «potrei sopravvivere la perdita di un figlio, non quella di mio marito». Eppure la critica del New York Times Susan Dominus si è commossa per il capitolo dove la Waldman rievoca il giorno di Yom Kippur quando, di fronte all’intera sinagoga, lesse una lettera di espiazione dedicata al figlio, abortito dopo aver scoperto che era portatore di difetti genetici. «Gli implorai perdono - racconta - per essere una madre tanto inadeguata da non poter accettare un bambino imperfetto». Migliaia di donne e femministe reduci da un'esperienza analoga le hanno scritto commosse per ringraziarla. «Però molte femministe mi rimproverano di aver usato la parola bambino, invece di feto» puntualizza lei. E proprio il femminismo, secondo l’autrice, ha reso il mestiere di madre infinitamente più difficile. «Il nostro multi-tasking ha raggiunto livelli parossistici. Dobbiamo essere perfette in tutto, mentre per essere definiti modello, ai padri basta presentarsi alla partita o al compleanno del figlio». Le promesse tradite di una società più equanime avrebbero generato nelle donne un risentimento che cova sotto la cenere. Con conseguenze disastrose anche sulla vita sessuale della coppia.
SESSO E COPPIA - «L’uomo usa il sesso per rilassarsi dopo una giornata di stress e duro lavoro. Per noi donne è vero il contrario. Se poi dopo 8 ore in ufficio dobbiamo anche sobbarcarci i lavori domestici, è la fine dell’eros». Conclusione: «La vita sessuale di una donna è relazionata all’aiuto del marito in casa. Non c’è nulla di più sexy per una moglie con prole di un uomo che passa l’aspirapolvere». Anche se in libreria «Bad Mother» va a ruba, la Waldman è una delle rare scrittrici ad essere stata insultata durante il popolare show femminile The View e fischiata all’Oprah Winfrey Show. Come verranno recepite le sue teorie nella Vecchia Europa? «Gli inglesi applaudiranno senza riserve e i francesi soffieranno anelli di fumo in aria, scuotendo le loro galliche spalle e chiedendosi perché noi americani ci torturiamo così inutilmente. In Italia non riesco ad immaginare una madre che ami qualcuno, Dio compreso, più del figlio». Dopo aver trascorso le due ultime estati in Toscana, l’autrice descrive l’Italia come «un Paese ormai senza più bambini, che stravede quando ne incontra uno». «Camminare in una via italiana con un bimbo in braccio è come trasportare un’enorme torta nuziale. Tutti vogliono assaggiarla».

CORRIERE DELLA SERA, 16 giugno 2009
























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