sabato 14 febbraio 2009

DA GRANDE FARO' LA MAESTRA


DIARIO DI SCUOLA, Daniel Pennac, Feltrinelli
Diversi passaggi:
Statisticamente tutto si spiega, personalmente tutto si complica.
"Lo sai qual è l'unico modo per far ridere il buon Dio?" Esitazione all'altro capo del filo. "Raccontargli i propri progetti." In altre parole, niente panico, non c'è nulla che vada come previsto, è l'unica cosa che ci insegna il futuro quando diventa passato. Non basta, certo, è un cerotto su una ferita che non cicatrizzerà tanto facilmente, ma è tutto quello che posso faer per ora al telefono.

Bisognerebbe inventare un tempo specifico per l'apprendimento. Il presente di incarnazione, per esempio. Sono qui, in questa classe, e finalmente capisco! Ci siamo! Il mio cervello si propaga nel mio corpo: si incarna.

Quando non succede, quando non capisco niente, mi sfaldo, mi disintegro in questo tempo che non passa, mi riduco in polvere e un soffio basa per disperdermi.

Ma affinchè la conoscenza possa incarnarsi nel presente di una lezione, occorre smettere di brandire il passato come una vergogna e l'avvenire come un castigo.

La loro sedia è un trampolino che li scaglia fuori dall'aula nell'istante stesso in cui vi si posano. A meno che non vi si addormentino. Se voglio sperare nella loro piena presenza, devo aiutarli a calarsi nella mia lezione. Come riuscirci? E' qualcosa che si impara, soprattutto sul campo, col tempo. Una sola certezza, la presenza dei miei allievi dipende strettamente dalla mia: dal m io essere presente all'intera classe e a ogni individuo in particolare, dalla mia presenza alla mia materia, dalla mia presenza fisica, intellettuale e mentale, per i cinquantacinque minuti in cui durerà la mia lezione.

... so solo che quei tre erano pervasi dalla passione cominicativa della loro materia. Armati di quella passione, sono venuti a prendermi in fondo al mio sconforto e mi hanno lasciato andare solo quando ho avuto i piedi saldamente posati nelle loro lezioni che si rivelarono essere l'anticamera della mia vita. Non che si occupassero di me più degli altri, no, consideravano alla stessa stregua gli studenti che andavano bene e gli studenti che andavano male e sapevano risvegliare in quest'ultimi il desiderio di capire.


Il libro
Bello e positivo! Un libro positivo sull'insegnamento e che non riguardi l'epoca di Cuore o della Montessori è un miracolo. Sembra infatti che esistano ancora insegnanti che amino il proprio lavoro. E non ci sono ricette: basta esserci, amare la propria materia e amare chi si ha di fronte, incondizionatamente. Uno degli insegnanti citati nel libro al suo alunno "perfetto", sotto i voti massimi raggiunti nella sua pagella ha scritto "grazie!". Ma non sono questi gli studenti preferiti, sono i "somari", gli "ungrateful little bastards", come li chiama mio marito, sono le vere sfide dell'insegnante, che danno tantissima soddisfazione quando si risveglia un qualche interesse nei loro occhi. E' un libro che fa riflettere. Insegno da quasi trent'anni e mi piace sentirmi giudicata nel mio lavoro, sono disponibile a cambiare strategie: non sono ancora vecchia!!! E mi piace stupirmi dei miei alunni. Ieri stavamo studiando le figure retoriche nelle poesie (ovviamente a livello elementare) e c'eravamo soffermati sulle similitudini. Abbiamo provato ad inventare degli esempi. Il mio alunno creativo, che è il disordine e l'agitazione in persona, riflette (e lo si vede lontano un miglio quando pensa), alza la mano e mi fa: "Il cuore è una rosa che canta". Vi assicuro che il mio è il lavoro più bello del mondo!

Dal corso “Educare alla condivisione di un’esperienza di crescita del proprio rapporto con la realtà”, Fondazione per la Sussidiarietà, 24 gennaio 2009
Carlo Wolfsgruber:
Io mi limito a ricordare alcune mosse essenziali del cuore.
La prima mossa essenziale è, come diceva già prima Eddo, l’amore a sé. L’amore a sé che ha certamente delle implicazioni psicologiche, ma non ha la sua radice qui, perché la sua radice è nell’autocoscienza; tanto è vero che non si dà l’una senza l’altra. E’ impossibile educare senza amore a sé. E non altrove, ma lì, in quella classe, in quell’ora, davanti a quel contenuto. In un certo senso potremmo dire che l’amore a sé, l’amore di sé è il centro di tutto, nel senso che c’entra con tutto, come l’autocoscienza.
La seconda mossa essenziale del cuore è l’uso rigoroso della ragione. Sto parlando proprio di quell’uso della ragione per cui l’uomo, quando il cuore è in azione,non può confondere la conoscenza col pensiero. E’ la ragione povera o ragione originale, così come traspare alla coscienza dell’uomo nella sua esperienza, la quale è dipendente totalmente dalla realtà. Una implicazione didattica interessante: è da questa rigorosità di uso della ragione -come mossa essenziale del cuore – che, ad esempio, deriva il tenerci al linguaggio specifico, il cosiddetto linguaggio specifico della disciplina; perché la ragione originale rende impossibile l’uso del simbolo svuotato dal suo contenuto; non simbolo, ma, diremmo noi, segno sacramentale, cioè segno che, in qualche modo, contiene ciò di cui parla.
La terza mossa essenziale è lo stupore, cioè l’amore gratuito alla bellezza (niente a che vedere con qualsiasi posizione estetizzante). E qui mi permetto di citare von Balthasar, in Gloria, primo volume: «Senza del quale il vecchio mondo era incapace di intendersi, ma il quale ha preso congedo dal mondo moderno [cioè da noi] per abbandonarlo alla sua cupidità e alla sua tristezza. Essa è la bellezza che esige per lo meno altrettanto coraggio e forza di decisione della verità e della bontà, e la quale non si lascia ostracizzare e separare da queste due sue sorelle senza trascinarle con sé in una vendetta misteriosa. In un mondo senza bellezza anche il bene ha perduto la sua forza di attrazione; e l’uomo resta perplesso di fronte ad esso e si chiede perché non deve piuttosto preferire il male. In un mondo senza bellezza gli argomenti in favore della verità hanno esaurito la loro forza di conclusione logica; il processo che porta alla conclusione è un meccanismo che non inchioda più.. 3. “Lo spettacolo di un io in azione”: la misteriosa dinamica dell’interesse nessuno e la stessa conclusione non conclude più. E – si domanda von Balthasar -se è così dei trascendentali, che ne sarà dell’essere stesso? Non si lascia più che il mistero dell’essere esprima se stesso. La testimonianza dell’essere diventa incredibile». Essendo l’educatore un testimone dell’essere, se non c’è questa mossa essenziale del cuore, l’educatore contribuisce all’assuefazione e alla noia del già saputo oppure dell’impossibile a sapersi.
Il quarto e ultimo punto che mi sembra di dover sottolineare lo chiamerei coinvolgimento appassionato. Non c’è differenza, per quanto grande, tra me e chi ho davanti, l’interlocutore, che possa impedire una simpatia e una cordialità che, prima che incominci il rapporto, prima che il mio sguardo cada su quella faccia, sono impensabili. Senza questa mossa di simpatia e di cordialità è impossibile ogni allargamento della mia ragione, perché l’allargamento della ragione non è una vicenda privata. Questo coinvolgimento appassionato cosa c’entra col cuore? C’entra perché ha il suo luogo in un incontro che avviene tra persone, pur diverse, in ognuna delle quali è presente – lo sappiano o non lo sappiano – la stessa esperienza elementare. Questo è il motivo per cui io, vecchio, posso osare di comunicare con un mio studente, giovane. Perciò io non sono assolutamente d’accordo con chi dicesse: “I ragazzi di adesso non sono come eravamo noi quando eravamo giovani.” Non mi illudo certo che siano uguali, nel senso che adesso sono meno strumentati – poveretti -di noi, ma l’esperienza elementare è identica e io perciò posso partire dalla mia esperienza e il giovane mi capisce, e io capisco il giovane.

4 commenti:

palmy ha detto...

Questo libro è davvero notevole. La mia preside l'anno scorso ce ne fotocopiò una pagina significativa e ce la regalò per Natale. Ne ho parlato in un post(http://laproffa.blogspot.com/2008/07/messaggio-dallimperatore.html, se ti va leggilo...

annina ha detto...

grazie per il consgilio!! questo si inserisce nel "discorso a distanza" che facevamo sull'insegnamento...mi procurerò quel libro!
anche se nn ho partecipato a quegli incontri con Carlo, tu hai fatto sì che in qualche modo vi partecipassi, e anche per questo ti ringrazio!

maria stella ha detto...

Per Palmy: sono andata a leggerlo, mi sa che la tua preside è un bel tipo, a parter il gusto nei colori.
Ho letto anch'io L'eleganza del riccio (ho guardato tuoo il 2008 del tuo blog) e mi ricorda un po' una lettera scritta da una cameriera e pubblicata quasto mese sul mensile Tracce.
CIAO

Unknown ha detto...

Io davvero mi compiaccio e, direi, sono felice. Felice dell'amore che esprimi. felice per te,per chi ti sta vicino e per me.