domenica 27 luglio 2008

Da TUTTO PER UNA RAGAZZA, Nick Hornby, Guanda




Secondo voi è da pazzi? Forse si’, ma non me ne importa niente, davvero. Chi è che non parla mai con qualcuno mentalmente? Chi è che non parla con Dio, o con un gatto o un cane, o con qualcuno che ama ed è morto, o magari semplicemente con se stesso? (…) Comunque volevo solo dire che ci fu un momento – magari un giorno, o forse qualcuno in piu’, non ricordo – in cui tutto sembrava ricomposto. E quindi, ovviamente, era anche il momento di combinare un bel casino.

IL LIBRO


Bellissima storia. Ben tornato Nick! Di lui ho letto ed apprezzato ogni testo anche se “Come diventare buoni” è per me un flop melenso. In Per una ragazza si riconosce il suo tipico stile che attrae cosi’ tanto. Nonostante tutto il filo conduttore del testo è la positività della realtà che non dipende dal non avere problemi o dal saperli risolvere ma dal back up, che nei libri di Hornby è quasi sempre la famiglia, sgangherata, magari non tradizionale e con tratti tragicomici ma sempre presente. Unico neo: mentre lo si legge, si tenta già di anticipare quali attori interpreteranno i personaggi (forse Hugh Grant?)


Da un'intervista all'atleta Oscar Pistorius
"Con l’andare del tempo - spiega Pistorius - mi sono reso conto di correre con passione sempre crescente e ho raggiunto una certezza: se avessi avuto le gambe sarei potuto essere più veloce, ma di certo non avrei messo l’anima, come sto facendo ora, per ottenere un risultato. Non sarei l’atleta determinato che sono oggi, o, forse, non sarei neppure diventato un atleta. La mia forza è nata e continua ad alimentarsi giorno dopo giorno proprio in virtù della disabilità che mi ha colpito. Grazie a Dio, sin da quando ero un bambino, la mia famiglia ha sempre condiviso, appoggiato ed incoraggiato le mie scelte. Nessun ostacolo da parte loro ed è anche per questo che a loro dedico tutte le mie vittorie. A casa mia tutto è sempre stato e continua ad esser preso con “ironica filosofia”. A dire il vero, sono io il primo a non drammatizzare su me stesso e ad essere autoironico: non ho le gambe, ma, in fin dei conti, per correre non mi servono: sono la testa e il cuore che mi fanno vincere".


Dall'archivio di Radio Radicale:


"Come affermano la maggior parte dei demografi e dei sociologi, una della cause principali della bassa natalità e del basso numero di giovani coppie in Italia è dovuto al ritardo nell’uscita dei giovani dalla famiglia di origine. L’Italia è il paese europeo nel quale i giovani se ne vanno più tardi dalla casa dei genitori. Vive con la famiglia il 70% dei maschi e il 50% delle donne tra 25 e 29 anni. Roberto Volpi legge il fenomeno come un processo di deresponsabilizzazione dei giovani. Al quale contribuiscono sia ragioni culturali, che Volpi chiama il “modello mediterraneo” di famiglia, sia ragioni economiche, come un welfare inadeguato, un mercato del lavoro che premia l’anzianità rispetto al merito (ridotti salari di ingresso), un mercato degli affitti molto salato, un’università che non fornisce borse di studio adeguate nè alloggi per i fuorisede.
C’è poi il problema per le donne di poter coinciliare lavoro professionale e impegni familiari.
Se si volesse intervenire per aiutare la creazione di nuove famiglie ci sarebbe soltanto l’imbarazzo della scelta: prezzi degli affitti e della case, mutui, riforma del welfare, costruzione di asili nido.
Gli strumenti di intervento devono tuttavia essere indirizzati agli individui e non alle famiglie come tali, per rafforzare le scelte di autonomia dei giovani, come afferma la sociologa Francesca Sartori, autrice di diversi studi sulla condizione giovanile in Italia.
Già oggi, infatti, in Italia la disparità di trattamento fiscale dei single rispetto ai nuclei familiari con più componenti è molto maggiore rispetto ad altri Paesi."


Dall'attività del Sindacato delle famiglie:


"Un milione e 71 mila firme, raccol­te in tutta Italia in 50mila ore di la­voro, depositate al Quirinale. Una pe­tizione massiccia per chiedere qualco­sa di autenticamente popolare: un si­stema fiscale che non castighi la fami­glia. Parrebbe una cosa ovvia, che il fi­sco debba tener conto anche del cari­co familiare dei cittadini. In Italia non lo è. Chi è solo paga, a parità di reddi­to, le stesse tasse del padre di tre figli. Infatti la gran parte dei poveri appar­tiene a famiglie numerose; e la maggior parte degli italiani evita quel terzo figlio, che è un serio fattore di rischio povertà. Sono cose di cui in Italia si discute, fra proteste e promesse, da molti anni."

1 commento:

The Italian Blog ha detto...

Very excellent blog. I look forward to future posts.