domenica 1 luglio 2012

Speranza?

CATTIVE COMPAGNIE, Ruth Newman, Garzanti
Nonostante tutti gli avvertimenti che mi ero data da sola, mi ero lasciata convincere che forse quello della foto era Charlie: Come avevo potuto essere tanto stupida? Tutti quelli che considerano la speranza una virtù non fanno altro che prendersi in giro: la speranza non è che una maledizione.

IL LIBRO
Un giallo al femminile: troppo, una specie di Bridget Jones versione thriller. Le mie estati sono piene di libri simili ma la richiesta è l'originalità nel quotidiano, senza effetti speciali, violenza e sangue. Qui gli ingredienti ci sono tutti e in effetti la storia si lascia leggere e spinge ad arrivare alla fine. La trama però è scialba, i personaggi irreali o troppo simili ad attori di film. Pietra angolare di tutto il libro è un amore che arriva al matrimonio (ovviamente a Las Vegas) dopo solo tre giorni di conoscenza: un po' troppo adolescenziale per i miei gusti. So quanto è difficile venire pubblicati (non che io ci abbia mai provato) e, sicuramente in Gran Bretagna si legge di più per cui si hanno molte più possibilità, inoltre l'autrice ha i suoi "intrallazzi" a Cambridge, il che non guasta. Sono certa, però, che come giovane emergente con me non avrebbe passato l'esame per la banalità della storia. 


 La speranza cristiana secondo il cardinale John HenryNewman
"Perché temete?", disse Gesù ai suoi discepoli. Newman sviluppa e rende più attuale questa domanda: "Dovreste sperare, dovreste essere fiduciosi, dovreste porre i vostri cuori in me. La tempesta non può farvi del male se io sono con voi. Potreste stare meglio altrove che sotto la mia protezione?". La speranza cristiana trascende tutti gli ideali del mondo, tutti i desideri umani. È una virtù divina. La fiducia in Cristo è la sua sicura áncora e il suo solido fondamento. "Guardate in alto, e vedete, come è naturale, una grande montagna da scalare; dite: è mai possibile che noi possiamo trovare un sentiero in mezzo a questi enormi ostacoli? Non dite così, miei cari fratelli, guardate in alto con speranza, fidatevi di Lui che vi chiama a proseguire". Vigilate e pregate La speranza non impedisce al fedele di compiere i suoi doveri terreni, ma, al contrario, lo sollecita ad assumersi le sue responsabilità qui e ora. Il fedele cerca in ogni tempo e in ogni cosa la volontà di Dio e il bene degli uomini nei quali riconosce il volto del Signore. Egli vive in una grande vigilanza. "Non dobbiamo semplicemente credere, ma vigilare; non semplicemente amare, ma vigilare; non semplicemente obbedire, ma vigilare. Vigilare per cosa? Per quel grande evento che è la venuta di Cristo". Per venuta di Cristo Newman intende non tanto il ritorno del Signore nell'ultimo giorno, quanto anche la sua venuta negli eventi della vita quotidiana. "Veglia per Cristo chi ha una mente sensibile, premurosa, sollecita, ricettiva; chi è desto, consapevole, con un pronto discernimento, zelante nel cercare e onorare il Signore; attento a vederlo in tutto quanto avviene, e che non sarebbe sorpreso, non oltremodo turbato o sopraffatto, se si rendesse conto che sta venendo immediatamente". Oltre alla vigilanza Newman vede la preghiera come la realizzazione concreta della speranza cristiana. La preghiera esprime e fortifica la speranza in mezzo alle fatiche della vita. "Così il vero cristiano passa attraverso il velo di questo mondo e vede il mondo futuro. Si intrattiene con esso; si rivolge a Dio come un bambino si rivolgerebbe ai genitori, con la stessa chiara percezione e incondizionata fiducia in Lui; con profonda devozione, certamente, e sacro e riverenziale timore di Dio, ma anche con sicurezza e lucidità, come esprime bene san Paolo: "So in chi ho creduto"".

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