lunedì 12 dicembre 2011

PIU' IN LA'

MANGIA PREGA AMA, Elizabeth Gilbert, Rizzoli
Ho molti amici a New York che non sono religiosi. La maggior parte, direi. Qualcuno si è allontanato dagli insegnamenti spirituali avuti in gioventù, altri non sono mai stati educati nella fede. Naturalmente sono quasi tutti sorpresi o addirittura sconvolti dai miei tentativi di raggiungere la santità. Alcuni mi prendono un po' in giro. Una volta il mio amico Bobby, mentre tentava di aiutarmi a far funzionare il computer, mi ha detto: "Senza offesa ma è - che cosa adorare, chi pregareper la tua aura, ma sei ancora un disastro con il download del software..." Io sto agli scherzi. Mi divertono. Eppure, adesso che cominciano ad invecchiare, riconosco anche nei miei amici il desiderio di avere qualcosa in cui credere. Un desiderio che incontra ingombranti ostacoli, come il loro raziocinio e il loro senso comune, e che però si riaccende con l'esperienza del mondo instabile, scosso e devastato che li circonda e che la loro ragione non riesce a rendere più sicuro. Nella vita tutti affrontiamo grandi prove, gioie e dolori, e queste "megaesperienze" ci fanno sentire il bisogno di un contesto spirituale nel quale poter esternare la nostra sofferta protesta o la nostra gratitudine, o anche solo cercare comprensione. Il problema è - che cosa adorare, chi pregare?

IL LIBRO
La sequenza del titolo, davvero anomala in ordine di importanza, è dovuta alle tre tappe del viaggio dell'autrice
di questa autobiografia: Italia, dove metterà su dodici chili in quattro mesi, India, dove si rifugia in un ritiro spirituale di una guru incontrata in America e Indonesia, dove si innamorerà dando la possibilità alla storia di concludersi con un lieto fine e al libro di aumentare il numero delle lettrici. Alcuni aspetti sono personalmente molto noiosi se uno non ha quel particolare interesse: meditazioni, mantra, yoga...; altri affascinano e si leggono velocissimamente, come la descrizione della sua vita in Italia o nell'isola di Bali. E' difficile, però, credere che questo libro sia stato un bestseller e che Julia Roberts abbia impersonato l'autrice in un film. Probabilmente la sensibilità del pubblico americano è diversa dalla nostra. Due pecche. Una è che non attira la mia simpatia qualcuno che si vanti di non essere mai entrato in un museo nei suoi quattro mesi di permanenza romana, la seconda è che le battute
umoristiche non fanno molto ridere e, forse, nemmeno sorridere, ma forse dipende dalla traduzione.

Lettera a Gesù

Caro Gesù,
dà la salute a Mamma e Papà

un pò di soldi ai poverelli,
porta la pace a tutta la terra,
una casetta a chi non ce l'ha
e ai cattivi un pò di bontà.
E se per me niente ci resta
sarà lo stesso una bella festa.

Mario Lodi


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