sabato 3 marzo 2012

Per la gente del porto

L'AMATORE, Roberto Piumini, Barbera editore
Il fatto che noi, i vivi, quando parliamo dei morti, li commiseriamo. Parliamo come fossimo noi, i viventi, la normalità del creato, la parte che conta, la norma universale. Invece sono i morti il popolo maggiore. Siamo noi, fin quando viviamo, a essere le eccezioni, i profughi. I morti raggiungono la patria immensa, mentre noi siamo esuli nel tempo..."

IL LIBRO


Tre racconti, tre città come una sciarada: la parte citata nel primo si ritrova nell'ultimo e anche del secondo, un episodio è riproposto in un altro dei tre. Forse non è una sciarada ma un sillogismo. Uso spesso le filastrocche o i racconti di Piumini con i bambini, nella scuola primaria è un po' un must. Non lo conoscevo invece come scrittore "serio". Premetto che ho preso il libro dalla biblioteca solo perchè non mi ero accorta che non era un romanzo, altrimenti lo avrei lasciato nello scaffale ma è stato di compagnia sul treno Milano-Venezia. Mi è piaciuto soprattutto il primo racconto che è un po' kafkiano. Forse sono un po' kafkiani tutti e tre, sia nelle ambientazioni che nel periodo a cui sembrano appartenere. Anche l'italiano usata ha un'eleganza che i nostri contemporanei hanno perso.





OMAGGIO A LUCIO DALLA
Alla fine scrissero pure che era entrato nell'Opus Dei (cosa da lui smentita, anche se aveva affermato di stimare S. Josemaria Escrivà, il fondatore dell'Opera). Certo è che Lucio Dalla non è stato solo un grande cantante o un grande intellettuale, era anche un credente (a modo suo cattolico) e lo testimoniava spesso. Ecco che cosa diceva a Giuseppe De Carli, allora capostruttura Rai Vaticano, nel dicembre 2009: "Io giro con il mio rosario da boyscout e, vicino al mio rosario da boyscout, ho una stella di David. I segni rafforzano la convinzione e, soprattutto, credo che un segno così preciso è fondamentale nella nostra comunicazione, da Cristo in poi. Fa parte del nostro DNA, del nostro spirito". E ricordava: "Quando Attila venne a Roma per metterla a saccheggio fu fermato da Papa Leone I che innalzava una croce grandissima. Gli unni si fermarono, memori del fatto che, quando pregavano, piantavano nel terreno le spade con l'elsa a forma di croce. Il simbolo è stato più forte della vendetta e della sete di conquista; ha agito da deterrente. (…) La croce è la nostra cultura e mi piacerebbe che accanto alla croce ci fosse la stella di Davide e - perche' no - la mezzaluna dell'Islam". E ancora: "Sono un uomo fortunato. La vera dinamica dell'uomo è questo processo di maturazione o di semplificazione del proprio "io religioso". Non riesco a capire il fenomeno dell'ateismo, che non vuol dire vivere senza Dio, ma, in modo infantile, non pensarci, o vederlo dall'altra parte del fiume. E invece Dio è talmente dentro di noi. E' una scoperta che possiamo fare tutti e che possiamo vivere nella sua leggerezza (…) Ho anche l'ambizione di dire che qualche volta Cristo, che sento vicino a me più di qualsiasi altra forma, possa anche riposarsi o mettere un orecchio alle cose che faccio (ride) … per migliorarle, eh! … Mica per imparare !".
Gli piaceva molto Giovanni Paolo II, a suo dire "uno fuori dai codici" (per inciso: Bono degli U2 disse di aver visto in Karol Wojtyla "il modo più funky di fare il Papa"), più freddo sui libri teologici di Benedetto XVI (preferiva Vito Mancuso). Si definì vicino agli "Spirituali", un movimento riformatore cattolico del '500 (di cui fece parte anche Michelangelo) che puntava tutto sulla forza della Grazia che Dio manda attraverso la fede. Gli Spirituali dicevano allora cose vicine a quelle dei protestanti e furono aspramente combattuti da Paolo IV. Manna dal cielo, per uno fuori dai codici come Lucio.

Era un credente che votava a sinistra, un po' don Camillo e un po' Peppone. Era figlio in fondo di un'epoca e di un'Italia in cui anche i comunisti più arrabbiati si facevano il segno della Croce di nascosto durante le processioni di paese. Due Italie che apparentemente si guardavano in cagnesco e in qualche modo cercavano di capirsi e collaborare. Dalla avrebbe molto da insegnarci soprattutto adesso, dopo 20 anni di forti contrapposizioni a base di "noi" e "loro". Gli piaceva ad esempio il dialogo interreligioso, pur nel rispetto della propria identità. Forse si può dire di lui che fosse "cattolico" nel senso originario del termine, e cioè universale, capace di accogliere tutti: baciapile, mangiapreti, disperati erotici stomp. Così universale da mettere Gesù Bambino tra tra i ladri e le puttane (poi nella versione censurata il suo divenne un soprannome "per la gente del porto"). Adesso ci gioca a carte e gli dà, come ha sempre fatto, del tu.
Buon viaggio, Lucio.
Antonino D'Anna

2 commenti:

NightOwl87h ha detto...

c'è un post da me (9 Marzo 2012) che forse ti interessa ... :P

Graciete ha detto...

Giovedì mi arriva il libro di Piumini...